Marco Bugatti – Romantico (Autoproduzione)

Marco Bugatti, già voce dei conosciuti Grenouille, confeziona una prova ben suonata e vissuta, caratterizzata da suoni abrasivi contrapposti a suoni più lucidi e reali capaci di penetrare in profondità e dando senso a refrain che entrano in testa facilmente e valorizzano questa prova mescolando sapientemente generi come il cantautorato al pop fino allo stoner rock passando per le introspezioni di pezzi intimi che raccontano attimi vissuti e giorni da ricordare.

Romantico è il disco d’esordio del monzese Bugatti, capace di trasferire rabbia e malinconia grazie ad una voce raffinata e coinvolgente, una voce difficile da trovare nel panorama della musica italiana che riesce con un sussurro come attraverso un grido lacerante, a dipingere in modo sostanziale e non sommario, le vicissitudini del tempo, le armonie che non esistono più, l’istante da cogliere che si fa esso stesso racconto di vita e passione senza dimenticare la sottile chiave ironica che contraddistingue questo lavoro.

Un album veramente variegato e multi forme, sette pezzi che racchiudono un mondo di stile e di coraggio, abbandonare il passato per guardare al futuro, forse questa è l’unica strada da seguire.

 

Doc Brown – A piedi Nudi (Autoproduzione)

Elettro pop vintage con stile che guarda al futuro con una certa ammirazione e una certa qualsivoglia ironia e fame di sapere che si rapporta al mondo esterno come se fosse un’esperienza da vivere giorno dopo giorno alla ricerca di una fessura, di uno spiraglio su cui dare speranze e sensazioni che vanno ben oltre l’ideale di essenza a cui siamo abituati.

Quattro tracce in tutto che ammaliano grazie ad un italiano credibile e a suoni filtrati che non fanno sentire la sovrabbondanza dei colori, ma che si limitano a percorrere e addentrare un’unica parte emozionale che gradevolmente ci accompagna e ci tiene per mano.

I Doc Brown si presentano dopo il fortunato L’uomo perde l’equilibrio con un EP sobrio, elegante e convincente che fa del racconto di vita un necessario per portare nelle orecchie di chi ascolta sprazzi di risoluta freschezza in un panorama che sembrava, con il tempo, appiattirsi inesorabilmente.

Ecco allora che vengono sfoggiate dal cilindro quattro piccole gemme da riascoltare più volte, assaporando i prati e camminando a piedi nudi, tra echi di Phoenix e letargici Baustelle, un tripudio di colori che si innesca alla sostanza e non lascia via di fuga per una manciata di canzoni che sanno di Primavera.