Gianluca Secco – DanzaFerma (Martelabel)

Davy Dilamo "Sexy per me" - Radionova

Introspezioni sonore, tra luci e ombre, di un cantautorato che porta l’artista in primo piano diffondendo elucubrazioni che vanno oltre l’apparenza e si attestano in profondità alla ricerca della nota perduta, del sogno mai avverato. Il nuovo di Gianluca Secco è un concentrato autorale dove la polvere in dissoluzione si sposa con i fantasmi che ci portiamo dentro per un risultato composito fatto di passato e futuro che si intreccia a ricomporre un grido disperato dove il poeta fattosi carne riceve un dono quasi mistico nel creare sentieri e percorsi, nuvole di essenza e veridicità mai dimenticata. Il singolo Senza velo dichiara apertamente uno scandagliare l’animo umano alla ricerca di frammenti smarriti nell’etere. Pezzi come Sangue, la title track, Ottobre, DiSchianto sono la summa di un pensiero capace di affondare e ampliare il sentire, facendoci rimanere sospesi tra il nostro essere e il nostro divenire.

Gianluca Secco – Immobile (BProduzioni)

Una voce in primo piano che si divincola, scalda, si prende cura, ti fa compiere vorticose planate nel cielo fino a rendere la timbrica malleabile per future aspirazioni, coinvolgendo, rischiando, vivendo.

Un viaggio dentro la voce, arti immobili, che non lasciano scampo, lasciano trapelare da quella follia esistenziale un concentrato di sostanze che guardano ad una città in decomposizione, distrutta e poi una luce ammaliante che colpisce e ci rende partecipi del dopo catastrofe, del rinnovamento, del ritorno il tutto amalgamato da sovraincisioni passeggere.

Un disco dal sapore teatrale che si racconta, una spiegazione continua di note e testi che non lasciano nulla al caso, ma si fanno portatori di valori dimenticati; un Lato A e un Lato B specchio repentino del cambiamento che ci riporta ad un vinile d’altri tempi, alla suggestione, al contatto dei corpi, alla parte lesa che ritorna ad essere nuova vita.

Titoli assai diretti Grido, Fame, Voce, Vertigine, Lento, Sapone; la calma, la quiete contrapposta all’errare nudi in un triste cammino, carichi di rabbia, ma carichi anche di speranza, laggiù oltre l’orizzonte.