Nicolò Carnesi – Bellissima noia (Malintenti Dischi)

Con Nicolò Carnesi si fa sempre volentieri un tuffo nel passato, un passato in cui la canzone d’autore viene supportata da un’originalità musicale di fondo e dove tutto, dagli arrangiamenti alle linee vocali, non risulta scontato, ma anzi consolida la qualità della proposta rendendo unica la registrazione nella sua interezza, confluendo nella personalità dell’artista e rendendo proprio quel disco, un punto fermo da cui partire, un punto da ricordare.

Bellissima noia è proprio questo, un disco maturo, completo, che non spicca per pezzi decisivi e incisivi, ma piuttosto crea continuità in un flusso magnetico introspettivo che incrementa le onde del tempo e si lascia trasportare nella fluidità dei testi accompagnati da arrangiamenti musicali in un pop psichedelico che trova naturale prosecuzione con i suoni più elettronici di Ho una galassia nell’armadio e fonde, confonde, grazie alla marcata propensione di Nicolò a dare un senso alle parole, in poesie dal gusto onirico che trovano ampi spazi di elaborazione mentale e di certo non danno nulla per scontato, anzi, si solidificano proprio nell’interpretazione stessa, nell’arrangiamento di nove canzoni che parlano di noi, noi alle prese, quotidianamente, con un mondo asettico, un mondo da cui trovare una via di fuga e inevitabilmente quel profumo di speranza a cui aspiriamo ci accompagna nel costruire un qualcosa di buono all’interno di scatole e mondi artificiali, quel costruire che, a pensarci bene, per acquisire un significato profondo, ha bisogno della parola condivisione.

Nove canzoni che trovano come apripista la riuscitissima title track per passare alle bellissime Fotografia, Il lato migliore e Cambiamento fino a sorprenderci con la suite sonora, da un mondo lontano, M.I.A., per un disco, il terzo del cantautore siciliano, che riesce ad imbrigliare attimi di luce solitaria da poter scaraventare in un mondo che ingloba e che annulla, guardando la realtà con occhi nuovi in un continuo divenire.

Nobraino – 3460608524 (Woodworm/Warner)

Stile, eleganza e contrappunti sonori che immaginano scene di vita, nella semplicità del momento, in un contesto famigliare che pian piano si apre alla quotidianità e al vivere attraverso una costruzione di testi geniali e nel contempo carichi di solidità e racconti per un disco, quello dei Nobraino, che per certi versi amalgama un suono di fondo e rende più omogenea la proposta rispetto al passato, grazie ad una pulizia dei suoni notevole e una ricerca accentuata del gioco minore/maggiore tra strofa e ritornello dove trova spazio la musicalità della parole stessa, una naturale prosecuzione che invita all’ascolto con leggerezza, ma non troppo, in ossimori che si snocciolano e convergono nel significato stesso del disco, in quella comunicazione che attraverso le parole ricercate si fa portatrice di un ascolto condiviso, di un ascolto che per certi versi rende le tematiche trattate più digeribili, colpendo però la quotidianità ed esaltando una voce che, abbandonate le timbriche di un tempo, si concentra nel rendere unici i riff di una sezione ritmica funk composita e puntuale, accentuata dalla chitarra pulita che non ricerca la perfezione del suono, ma piuttosto una sostanziale presenza portatrice di significati.

3460608524 è un disco che è anche un numero di telefono, vero, reale, un numero a cui i Nobraino risponderanno senza seguire giorni od orari precisi, un album che parte quindi già dal concetto di comunicazione per approdare in modo naturale al vivere di tutti i giorni, attraverso pezzi che in circolo, si aprono con La statua e si chiudono con Tempio di Iside e dove l’importanza della dimensione live è qui accentuata nella continuità della forma-canzone, nel senso reale di fondo che incrocia l’ansia all’energia vitale, il passato con il presente, il lasciarsi andare alla deriva e il lasciarsi prendere, il lasciarsi confortare.