Lady Maciste – LAUT Ep (Autoproduzione)

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Velocità e menefreghismo puro per questo power duo che non si chiede troppo, ma contamina di potenza il suolo e lo circonda di polvere ed energia come se fosse l’ultima volta insieme, come non ci fosse un domani. Nati dai resti degli Akemi i Lady Maciste sconfiggono ansie e paure al suono di un rock sbarazzino e ben calibrato, un suono tagliente che porta con sé gli echi di un oltreoceano ispirato e instaura una tensione emotiva proprio laddove tutto sembra essere spento. LAUT Ep si scaglia contro le mode imposte, è un grido di convinzione che stupisce e rapisce per espressività consegnata e meritatamente vissuta. Un degno inizio che a pensarci bene carica le giornate di nulla con un qualcosa di viscerale e nel contempo euforico. Bravi.

Sven Jorgensen – On/Off generation (I SCREAM ART PROJECT)

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La generazione accesa/spenta raccontata dal cantautore Sven Jorgensen è un insieme di voci in primo piano che trasformano la quotidianità vissuta in qualcosa di solitario e introspettivo, dando voce all’ineluttabilità della realtà e alla fatica necessaria per sentirsi parte di un qualcosa di più grande anche se da un lato non sempre percepito e ascoltato. La musica di questo On/Off generation è una sostanza che modella varie forme di malinconie autunnali condite da sferzate rock davvero importanti come nella splendida So glad a riaccendere la miccia poi in abbandoni destinati all’incontro come in Lost in patience e nella finale Living in a world that doesn’t exist per un breve EP sudato, dove l’amore per il cantautorato di Tom Mcrae ingloba ad arte quello di un ardente Jeff Buckley per un suono in divenire che prima di tutto si fa racconto di questa vita. 


The Blacklash – Mindtrap (Autoproduzione)

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Mix perfetto e a prova di bomba per in The Blacklash che sanno unire la musica degli anni ’90 con qualcosa di più moderno, dai The Smiths fino agli Arctic Monkeys, passando per Oasis e Franz Ferdinand in un incedere di brit pop scanzonato e ben suonato che porta con sé il gusto per un’internazionalità che si ritrova facilmente oltre i confini della nostra Italia. Con Mindtrap si entra all’interno di una musica che sposa un labirinto di convinzioni da cui uscire per abbandonare ciò che è stato, tentando di elaborare un nuovo suono applicabile alla quotidianità, un suono che tende all’evoluzione personale e ad abbracciare in qualche modo un senso profondo ed essenziale che parte dal di dentro ed entra in comunione con l’ascoltatore. I The Blacklash non sfigurerebbero di certo in festival d’ampio respiro come il Glastonbury e gli stati d’animo preponderanti di questa musica dal forte impatto emozionale sono solo dei piccoli tasselli essenziali per comprendere, tra dinamiche distorte e pulite, un nuovo senso di coesione tra passato e futuro. 


gimlii – Interweave (Xo la factory)

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Intrappolata in una teca di cristallo, tra le montagne siderali e le profondità desertiche, gimlii colora di tinte allucinogene e sintetiche un quadro d’insieme a formare tracce che si dipanano attraverso questo e altri futuri possibili in una coesione e in una immortale eleganza ben scandita dall’incedere del tempo. Interweave intreccia i Radiohead di Kid A, Lali Puna, i Sigur Ros, intreccia la malinconia e l’introspezione a qualcosa di più asettico, ma comunque ben amalgamato in un’elettronica di confine davvero essenziale e da brividi, ascolto dopo ascolto. Il disco della nostra trasforma il minimale in essenziale partendo da wols fino a 0909, passando per be too kind e PLUG in una musica dell’anima che consola e riappacifica, accarezza ed eleva attraverso un cuore che ricerca la propria strada, un cuore che sembra non voler fermarsi mai, tra gli anfratti di questi labirinti che tanto ci appartengono e tanto ci allontanano dal nostro essere interiore.


Moruga – Gallardo (IndieBox Music)

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Sensazionali e compositi i Moruga confezionano una prova oltre le aspettative percependo dagli influssi personali generi e commistioni in grado di combinare indipendentemente corpo, istinto e anima attraverso un suono a profusione ben ponderato. Gallardo è una creatura multiforme, uno spazio angusto che si fa lontano e che pian piano si riavvicina contrastando le energie del momento incanalando la mente in nuvole di polvere e vibrazioni senza fine. La band bergamasca costruisce un suono partendo dal funk,  contaminandolo con il metal e con il dark in un sodalizio che esplode attraverso una poesia che lascia spazio a divagazioni ben sopra le righe. In questo insieme mistico di composizioni ci sta il bisogno di comunicare un fuoco interiore che non smette di bruciare, un fuoco che alimenta con costanza la sensazione profonda e notevole che questa band ha creato un piccolo gioiellino contemporaneo.