Hibou Moyen – Lumen (Private Stanze)

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Poesia raffinata in musica atterrata al suolo da costrutti emozionali che rendono il suono d’autore del nostro, arrivato ormai al quarto album, un punto fermo di sostanza e di bellezza da assaporare ascolto su ascolto. Le incursioni folk e autoriali affondano nell’alternative dei novanta e creano una comunione d’intenti con un disco omogeneo, ma nel contempo stratificato dove le sferzate elettriche si accoppiano in modo del tutto naturale con ballad purissime capaci di incontrare Beatles e Radiohead in un ascolto che diventa parte necessaria di un qualcosa di più grande. Da Uragano fino a Preghiera dei lupi il nostro riesce a dare forma e sostanza ad una realtà che va ben oltre la quotidianità, il tutto attraverso un linguaggio a tratti etereo e sognante, a tratti crudo e vero. Un album intenso quello di Giacomo Radi. Un album che nel suo insieme trova la direzione matura da seguire nel complesso e intricato mondo delle produzioni musicali odierne.


La Scala Shepard – Bersagli (Goodfellas Records)

album Bersagli - La Scala Shepard

Pezzi d’oltremanica si stagliano all’orizzonte per il primo, intero dei La Scala di Shepard. Un disco che conquista per omogeneità diffusa e si rende necessario ascolto all’interno di contesti di vita che sanno regalare emozioni su misura, ricreate per l’occasione e tanto necessarie quanto utili per comprendere una filosofia di fondo, un pensiero, un costrutto atto a farci naufragare dolcemente. La canzone d’autore e l’alternative rock sono amalgamati in modo indiscutibile e la doppia voce, femminile e maschile, rende profondità di campo all’intero album creato. Bersagli scopre un mondo all’interno di altri mondi. Trasporta l’ascoltatore in pezzi tirati e di immacolata bellezza come l’apertura affidata a Potesse esplodere la città, passando per Paranoia, Un giro di giostra, Via Dupré e la stessa title track finale. Ciò che ne esce in tutto questo è un primo full length d’avanguardia pop che non dimentica le facili impressioni e costruisce, racconto su racconto, un proprio stile da seguire. Bravi.


La gabbia – Madre nostra (You Can’t Records)

album Madre Nostra - La Gabbia

Vertiginosi sali scendi sonori intessono trame di sconfinata energia da dove attingere vita, da dove attingere in modo del tutto inatteso potenza incontrollata a dismisura in costrutti necessari oggi più che mai. Il disco dei La gabbia concentra un bisogno essenziale di comunicare attraverso canzoni che lacerano come coltello, lacerano e ti entrano dentro. Pezzi che parlano di noi da vicino. Pezzi che si discostano da questa nostra inutilità per riportarci sulla carreggiata della realtà. Un album, questo Madre nostra, capace di racchiudere al proprio interno un bisogno sconsiderato di gridare con forza la propria appartenenza, uno stato d’animo, un dipinto interiore. Ciò che ne esce, da la riuscitissima Ilaria d’apertura fino a La fine e l’inizio di una vita passando per Violenza e Non esisti, è un disco compatto, omogeneo, a tratti oscuro, ma nella sua interezza pieno di vita.