Hibou Moyen – Lumen (Private Stanze)

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Poesia raffinata in musica atterrata al suolo da costrutti emozionali che rendono il suono d’autore del nostro, arrivato ormai al quarto album, un punto fermo di sostanza e di bellezza da assaporare ascolto su ascolto. Le incursioni folk e autoriali affondano nell’alternative dei novanta e creano una comunione d’intenti con un disco omogeneo, ma nel contempo stratificato dove le sferzate elettriche si accoppiano in modo del tutto naturale con ballad purissime capaci di incontrare Beatles e Radiohead in un ascolto che diventa parte necessaria di un qualcosa di più grande. Da Uragano fino a Preghiera dei lupi il nostro riesce a dare forma e sostanza ad una realtà che va ben oltre la quotidianità, il tutto attraverso un linguaggio a tratti etereo e sognante, a tratti crudo e vero. Un album intenso quello di Giacomo Radi. Un album che nel suo insieme trova la direzione matura da seguire nel complesso e intricato mondo delle produzioni musicali odierne.


Hibou Moyen – Fin dove non si tocca (Private Stanze)

Cantautore introspettivo e delicato che accarezza la vertigine del mare per affondare montagne sottosopra all’interno di un’acqua che sa cullare, ma che sa anche far male, grazie ad un sostanzioso appeal di ricerca cantautorale che ricorda molto i primi lavori di Umberto Maria Giardini – Moltheni, qui guarda caso in veste di produttore dell’intero album, per canzoni che si snocciolano nei meandri della nostra coscienza, donando freschezza a parole desuete e quasi dimenticate, ritornando in qualche modo a ciò che erano gli anni ’90 grazie anche a tutta una serie di corrispondenze con il folk malinconico americano; basti pensare a pezzi immaginifici e bellissimi come la traccia d’apertura Il naufragio del Nautilus, quella barca dispersa nel mare per poi toccare punte di alta poesia con Efelidi fino ai Miei Nodi e Pallida erba per un concentrato di solitudine misteriosa che riesce ad abbracciare la natura in un porto disperso oltre le nostre abitudini e per un disco in grado di farci riappropriare del tempo perduto, tra le cose lasciate e quelle che troveremo: un album questo che ha il sapore delle cose migliori, un cantautorato incontaminato che deve continuare ad essere preservato.