Jennifer Gentle – Jennifer Gentle (La Tempesta International)

Ultimissimo album dopo dieci anni dall’ultimo lavoro per la band capitanata da Marco Fasolo. Un gruppo diventato famoso per eclettismo e bisogno sempre nuovo e naturale di stupire attraverso una forma canzone che non da nulla per scontato, ma che piuttosto scava nei meandri della storia della musica per creare e ridare linfa vitale ad una psichedelia italiana dal fortissimo respiro internazionale. Ascoltare questo omonimo è un’esperienza prima di tutto. Si deve accettare di andare oltre il già sentito, oltrepassare schemi precostituiti e lasciarsi trasportare attraverso un suono d’impatto che trova nel groove necessario un punto di continuità, un punto di essenzialità condivisa. Flusso di coscienza quindi per diciassette pezzi che creano piccoli nuclei a se stanti. Canzoni che costituiscono aperture ad una voce che sa colpire nel segno dipingendo quadri strampalati e sghembi a segnare una maturità stilistica alquanto invidiabile. Quello che ne esce è un album che non ricerca le mezze misure, ma piuttosto si fa lisergica visione di questi nostri tempi. Imprevedibilità quindi che colpisce allo stomaco. Imprevedibilità che a tratti sa cullare, a tratti ti trasporta come barca in un mare in tempesta.


Cappadonia – Corpo Minore (Brutture Moderne)

album Corpo minore - Cappadonia

Poesia in musica di eccezionale grado sopraffino. Una poesia che intesse le trame di questi nostri giorni e cerca, nel vagare del nostro spazio, un corpo celeste da attrarre e condurre a sé, un corpo celeste in grado di attraversare il cammino, di attraversare la sostanza materica di cui noi siamo fatti. Un viaggio quindi dentro alle galassie che ci portiamo dentro. Attimi di lucentezza che risplendono in pezzi dal sapore d’altri tempi che ammiccano ai The Smiths e intensificano i rapporti con l’ascoltatore attraverso un alternative mai scontato, ma che si riprende i propri spazi vitali per consegnarci visioni di esseri eterei in un universo privo di barriere. Il sottile bisogno di appartenere al tempo è un costrutto necessario per capire questa piccola opera. Cappadonia con Corpo Minore sfodera un’importante maturità raggiunta attraverso un uso proverbiale della forma canzone e attraverso l’intensificarsi, sempre maggiore, di una bellezza viva e necessaria.


Animatronic – Rec (La Tempesta International)

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Incontrollato bisogno di apparire attraverso musica e suoni tribali che riescono a mescolare prog, rock, psichedelia e tanto bisogno di sperimentare a fondo capacità intrinseche, capacità impressionanti di comunicare energia in subbuglio. Il disco degli Animatronic, trio formato da Luca Ferrari alla batteria, da Luca Terzi alla chitarra e da Nico Atzori al basso è un insieme di pezzi concentrico in grado di attraversare decadi di sperimentazioni per atterrare su pianure sconfinate di improvvisazione necessaria e cambi repentini di corrente a dar luce nell’oscurità. Sono quindici tracce di una maturità impressionante. Quindici canzoni in grado di portare l’ascoltatore su altri mondi, abbandonando il sentiero sicuro e donando apertura ad una tecnica elevatissima e mai fine a se stessa.


Giunto di Cardano – Caos (Santeria)

album Caos - Il giunto di Cardàno

Parole che come velluto ti sussurrano da vicino e ti guardano andare via, laggiù lontano, sul molo. Parole che come poesia lacerano la carne per stratificare i nostri ricordi attraverso canzoni che mutano con il passare delle stagioni, come pezzi di cielo da adombrare, come pezzi di noi che sentono il bisogno interiore di vivere nuovamente. Giunto di Cardano compie un mezzo miracolo. Caos è un disco di immacolata bellezza. Riesce a riappacificare gli animi e quando meno te lo aspetti ti rende partecipe di una tempesta interiore, ti rende partecipe di un tutt’uno che sa di pioggia e di lacrime, di polvere e sudore. Caos è un insieme di tredici pezzi che guarda al futuro con radici ben piantate nel passato. Caos è un disco di sopravvivenza metafisica nel nostro bisogno costante di cercare nuovi spazi d’aria.


Indianizer – Nadir (Edison Box)

album Nadir - Indianizer

Vorticosi saliscendi emozionali che conturbano di psichedelia conterranea il nostro venire al mondo attraverso anfratti succubi di questa realtà. Incrociatori sonori intensificano la rarefazione e il groove metafisico creato abbraccia un alternative che apre ad atmosfere ’70 in sodalizi con una tipologia di musica che conturba e non lascia nessun scampo. Il disco  degli Indianizer conclude una trilogia non dichiarata. Si fonde e confonde l’ambiente, riesce a penetrare la carne attraverso stimoli sempre vivi e mai banali, smuovendo qualcosa dal di dentro senza nessuna possibilità di tornare indietro. Dal pezzo d’apertura New Millennium Labyrinth fino a Aya Puma e passando per le riuscite Sin Cleopatra e Ka Ou Fe i nostri ci regalano un disco eterogeneo e colorato per una visione d’insieme davvero stupefacente. Un album che non si accontenta, ma che esplora, pezzo dopo pezzo, i misteri di questa nostra quotidianità ancora nascosta.