Toot – Error 404 (Sostanze records)

Elettronica e rock, rock ed elettronica che si fondono a creare un concetto inusuale e molto ambizioso, un suono ben amalgamato e ben mixato che stupisce per forte capacità di entrate nei testi che sono racconti di vita, racconti per ognuno di noi e il suono quel suono è una vera e propria bomba ad orologeria capace di penetrare e lasciare il segno, farti alzare dalla sedia e ricoprire l’atmosfera con luci e proiezioni, forti capacità intrinseche di coinvolgere l’ascoltatore come poche altre produzioni avevano fatto.

 I Toot con Error 404 sono tutto questo e non temono rivali e forse di rivali non ne hanno; una bomba elettrica quindi che fa sognare e sperare, sperare che qualcosa cambi, collaborazioni su collaborazioni, grande umiltà e forte presenza scenica, bolle d’aria che esplodono al suolo e si fanno portatrici di un suono finalmente nuovo, finalmente sincero, synth accatastati e acidi riff che non si dimenticano, i Toot segnano il cammino, lo fanno con classe e con grande capacità e scusate se è poco.

Erica Romeo – White Fever (Autoproduzione)

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Elettro rock dalle venature folk impreziosite da gemme artistiche che trasportano volontà e aspirazioni in un contorcersi di vibranti armonie cantate in inglese che si fanno ricordare e accennano all’oltreoceano come fosse pane quotidiano, un incalzare, un innalzarsi di quota  per raggiungere vertiginose altezze.

Un piccolo ep, un concept album che racconta e getta le basi per una solidità da mantenersi in futuro, un ritmo importante, ambientazioni elettroniche che portano a raccontare di un uomo bianco febbricitante nel distruggere tutto il mondo attorno, questo in White Fever per poi passare a Secret nel riscoprire la vita partendo dagli occhi di un bambino, un innocente visione del mondo fatto di ricordi su cui ancora sperare.

Graduate Shadings parla di un amore malato, un amore da cui non ci si può staccare e imperterriti si tenta giorno dopo giorno di creare la vita dove qualcosa di fondo manca ed è assente, via via che il disco si apre lascia spazio alla ballata Bonnie e Clyde e al singolo Little corner dove qui l’amore ritorna sottoforma di albero vitale che da frutti rigogliosi.

Nel finale Secret Reprise: un’infanzia che non vuole finire.

Un disco che è un puzzle emotivo, un album che raccoglie dei vissuti e li consegna all’ascoltatore come fossero petali di un fiore, quel fiore che ci appartiene e che tentiamo giorno dopo giorno di far sopravvivere.

 

Kiran – Kiran (Autoproduzione)

 

Suoni energici che attingono direttamente la loro linfa vitale in un new wave rock di matrice anglosassone post ’80, questi sono i Kiran e vengono da Oderzo in provincia di Treviso.

Nel loro suono, come tengono a precisare, non c’è nulla di digitale, ma solo manipolazioni analogiche a ricoprire substrati di potenza sonora condensata all’interno di suoni futuristici seppur passati, ad infittire trame e a movimentare la scena.

Tre canzoni che parlano da sole 40 Degrees, Red Spiders’mite e Days of the breeze a cui fanno eco digressioni sonore ai primi Sonic Youth, toccando Bowie e la scena post rock tedesca.

Un’autoproduzione sincera e ben calibrata, al passo con i tempi e con suoni ricercati quanto basta per non passare inosservata.

Un gruppo quindi in evoluzione che si sta preparando il terreno, in attesa di una nuova Primavera.