Luca Ruzza – Le prigioni della mente (Resisto)

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Cantautorato a profusione che alterna vissuti punk alternative ad altri di stampo più ammiccante e pop in un sodalizio davvero inusuale, ma che riesce in sostanza ad approcciarsi in modo diverso ad una musica in continua evoluzione. Il nuovo disco di Luca Ruzza, arricchito con sintetizzatori d’avanguardia, scavalca la consuetudine di ciò che si può definire classic rock per farci addentrare all’interno di un mondo fatto di speranze e cambiamenti. Un suono d’insieme più definito rispetto al passato permette al nostro di creare strutture e architetture che riescono a coinvolgere e non lasciare nulla al caso. La poetica della strada incontra i sogni e gli amori del momento per un risultato d’insieme che si coglie nelle dodici tracce proposte. Tra tutto trova spazio una rivisitazione di Una buona idea di Niccolò Fabi per un album concentrico e pieno di spunti di riflessione.


Hunternaut – Inhale (Resisto)

Metal con incursioni alternative ad intensificare miraggi a profusione che nel buio della notte lasciano il posto a introspezione e malinconia. Il primo album degli Hunternaut racchiude al proprio interno un suono che amplifica e ammalia. Sembra quasi di ascoltare il miglior Layne Staley cantare negli Opeth, tra scambi dei Tool che viaggiano alla velocità della luce in un sodalizio che sa di melodico, ma nel contempo in grado di graffiare attraverso ruvide inquietudini di un animo tormentato. Inhale è l’espressione del tempo. Un intimo bisogno di costruire e renderci partecipi di qualcosa di grande e di costruito, di qualcosa di delicato e meravigliosamente espresso attraverso una musica che nel tecnicismo riesce a dare emozioni a non finire. Ecco allora che le otto tracce proposte si muovono da Oxidize a I’ll be there passando per le significative Inside me e la stessa title track per un disco mosso dal vento e dalla speranza, dal bagliore dell’attimo appena trascorso e dalla notte che tutto copre e tutto sovrasta.


Ladro – Spogliati e ammalami (Resisto)

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Rock aperto a dovere per implementare storie e architetture che avanzano e sorreggono risultati compositi e di sicuro impatto. Il mini disco dei Ladro, band milanese alla loro seconda prova, include parti che dalla rarefazione passano invincibili verso continenti alla deriva che attraggono i poli e fanno si che questa musica gridata e cucita addosso sia un segno di questi tempi. Una vibrante attesa che nell’insperato trova il suo punto di fuga, uno sfogo adulto e del tutto personale. Quattro pezzi soltanto che sfiorano un alternative che si tuffa nel grunge e nella musica anni ’90 a segnare la via, a segnare passione, coraggio e un senso spiccato di inquietudine che ammalia e sovrasta. Una prova compatta e priva di mezze misure.


Romea – Madrugada (Resisto)

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Incursioni sonore provenienti da generi su generi che indagano la psiche umana attraverso elucubrazioni musicali che non si fermano all’apparenza, ma intensificano visioni e costrutti essenziali. Il disco dei Romea è davvero un album impressionante, sia per fattura stilistica che particolarità tecnica nel dare vita a nuove potenti visioni che via via si alternano e concedono all’ascoltatore nuovi punti di vista, nuove angolazioni, bisogni sempre essenziali di costituire una realtà da cui fuggire. Madrugada è un disco complesso, ma nel contempo di facile ascolto. Le sonorità presente spaziano da Moby ai Dead Can Dance passando per un bisogno di comunicare che incontra il soul, l’r’n’b in una commistione che si concede, esplode e si consuma lentamente. I Romea danno alla luce un lavoro di cesello, un ottimo mix capace di esplorare territori lontani per un quadro d’insieme ambizioso, colorato, unico. 


Jane Doe – Jane Doe (Resisto)

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Poppettino granitico condito dal rock a profusione e spruzzato qua e là da interventi in solitaria che danno spazio all’introspezione e al coraggio nel dare senso a forme aperte di impatto emozionale. Il piccolo disco dei Jane Doe è un album diretto, spontaneo, ma che non lascia nulla al caso. Pagine e pagine del diario della vita riversate in sommossa ad incentrare fotografie che parlano di questa e altre necessità, fotografie che ci riguardano da vicino e fanno parte del nostro venire al mondo. La voce convincente di Irene Zerbini costruisce, con gli altri strumentisti, un insieme di canzoni che travalicano in parte il pop del momento per ritrovare nelle radici delle decadi passate, un punto di partenza necessario per comprendere questa musica di ampio respiro e di sicura presa, tra la pianura e la città, tra la notte e il buio che ci accompagnano ogni giorno. 


Mr. Hope – Long way home (Resisto)

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Lontani da casa, in un paese straniero a raccontare e a raccontarsi, incidere su pietra ricordi lontani e disegnare su carta e su legno il futuro migliore che ci attende. Il disco di Mr.Hope parla di rapporti che si consumano e di bisogno di ritornare alle origini per un cantautorato essenziale che nelle solitarie del momento riesce a dare ampio raggio d’azione e di sentimento ad una musica intrappolata che sente la necessità di uscire e comunicare attraverso un sound che spazia dal folk al rock più ricercato e indipendente. Long way home è un disco fatto di quattro canzoni, un istinto gettato su carta, una considerevole prova che convince sin dal primo ascolto e non abbandona l’idea di coesione necessaria e fondante capace di dare spazio a brani che sono istantanee di vita sulla tavolozza colorata di questo cantautore che merita la giusta attenzione. 


Boxes – Swinging in nothing (Resisto)

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Corto e conciso il nuovo Ep dei Boxes è un pugno allo stomaco per grazia e diversificazioni di genere proposte che trovano nella stratificazione un proprio punto di fuga, un punto di contatto con un qualcosa di già sentito, ma pronto per l’occasione a sfoggiare l’abito migliore rendendo queste sei canzoni fresche e vivaci pur mantenendo una certa dose di introspezione che nella malinconia del tempo che passa si insedia lentamente cercando di spingere l’asticella sempre un po’ più su. Swinging in nothing incrocia il pop con il funk, tra chitarre pulite ed energia che non si fa attendere a dare un senso importante a pezzi come I’m just looking at o la riuscitissima Lara fino al finale dedicato a All is still in un vortice di colori che trovano nel bianco e nero la propria casa, la propria dimora. I Boxes concentrano le loro capacità in una musica che non si ferma alle apparenze intelaiando un bisogno di comunicare pronto sempre a stupire. 


Garbato – Anima Sensoriale (Resisto)

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Rapporti umani lasciati in disparte nella civiltà del progresso, rapporti umani devastati dall’apatia e dall’odio nel mondo dell’economia e del capitalismo imperante, rapporti colati a picco nel mare più profondo, ma pronti ad essere rivisti, ripresi, cercati e inglobati in una parola che diventa musica, in un disco che parla proprio di persone, di gesti, di comunicazione e si fa portavoce di un bisogno collettivo, di un sentire comune che si sofferma oltre ogni moda imposta. Il nuovo dei Garbato è un gesto d’amore per tutto ciò che ci circonda, è un simbolo di lotta sempre incanalata in una rabbia quasi gentile, una rabbia che si fa racconto attraverso le poesie del tempo instaurando con l’ascoltatore un desiderio di rivincita, un desiderio di rivalsa contro i soprusi della vita moderna. I suoni ricercati attingono dal cantautorato e dal prog la loro linfa vitale e ci accompagnano in una sorta di concept sul ciò che perdiamo quotidianamente. Da Riflessioni a 100 all’ora i Garbato incasellano sentimenti mistici e quasi fuori dal tempo in un album di certo non banale, ma piuttosto pronto a lasciare il segno. 


dDrop – dDrop (Resisto)

Rapcore cantato in italiano che ritrova nell’energia perduta un punto d’approdo per veicolare sistemi e intelaiature sostanziali con una musica comunicativa e arrabbiata, pronta a scaricare musicalmente nella spazzatura l’idea di mondo che ci portiamo appresso. I dDrop fanno sul serio, riescono a mescolare violentemente una proposta che attinge nei suoni degli anni’90 la propria linfa vitale in parallelismi con la scena underground americana per poi passare ad una contemporaneità sospinta che non si chiede troppo, ma che riesce in simultanea ad arrivare al nocciolo, vivo, vero e pesante della situazione. L’omonimo album d’esordio uscito per (R)esisto racchiude dodici canzoni di una potenza davvero incontrollata che non lasciano scampo e non lasciano respirare, ottenendo un risultato davvero sorprendente per un primo full length che mescola l’hip hop con il rock alternativo e che permette una ricerca di una via di fuga nel labirinto della vita urbana.


Algo vuol dire qualcosa – Altrove (Resisto)

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Duo composito alla ricerca esperienziale di un luogo da definire dove trovare un punto di svolta in una stabilità che si fa nel viaggio geometrico sostanza cangiante e importante, sostanza ammirevole costituita da una contemporaneità di fondo che usa l’elettronica e stabilisce patti, forme e costruzioni grazie ad un suono ricercato, metafisico e particolare. Come in un quadro di Magritte o di De Chirico i nostri instaurano il proprio stile e il proprio volere oltre lo sperato intessendo trame convincenti lungo l’intera scelta dei brani che si fanno esperienza, che si fanno punto di svolta ammirevole dando forma ed eterogeneità lungo tutto il corso del costruito lasciando voce e campo aperto alle architetture di fondo create. Da Universi fino a Mentre Olivia dorme c’è un bisogno di capire i segreti celati in questi dodici brani d’autore che si trasformano in art rock quando meno te lo aspetti dando forme sempre nuove ad un’esigenza che prima di tutto si fa vissuto e nel contempo sa dipingere il surreale in un incedere di meraviglie percepibili.