Resurrextion – Resurrection (Autoproduzione)

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Ondata di collaborazioni esemplari per il collettivo campano a sfoderare dal cilindro magico un disco ricco di rimandi alla musica da strada qui confezionata sotto un punto di vista culturalmente elevato. I Resurrextion sono tornati dopo un incredibile insieme di dischi sfociato in questo ottimo connubio di stile e di energia da contemplare attraverso l’unione di pagine e pagine di hip hop capace di alzare notevolmente l’asticella rispetto alle produzioni di moda in questo momento. Un insieme di pezzi quindi che vede la presenza di Murubutu, Llloy Dopalicious, Varjopinto, Siba, Goblin e Gabriel Micheal senza dimenticare collaborazioni che spaziano tra il mondo più autorale e “pop” come quelle con Deborah Perrotta, Noemi Perris, Anna Soares, Katia De Martino, Nicola Caso, Danilo Castellano e Zorama. Un insieme di vite intrecciato quindi a parlare delle diverse angolature, delle diverse sfaccettature che inglobano un mondo in cambiamento e qui raccontate attraverso una prosa tagliente e mai banale, frutto di un lavoro di cesello davvero importante. Resurrection viaggia alla velocità della luce, da IntroSpezione fino a Non può finire passando per brani come Caos Estemporaneo, Sangue e Fede, Il viaggio a segnare un confine che sembra non avere punti d’approdo, ma piuttosto si fa esso stesso sostanza esemplare per raccontare di questo e altri tempi futuri. 


dDrop – dDrop (Resisto)

Rapcore cantato in italiano che ritrova nell’energia perduta un punto d’approdo per veicolare sistemi e intelaiature sostanziali con una musica comunicativa e arrabbiata, pronta a scaricare musicalmente nella spazzatura l’idea di mondo che ci portiamo appresso. I dDrop fanno sul serio, riescono a mescolare violentemente una proposta che attinge nei suoni degli anni’90 la propria linfa vitale in parallelismi con la scena underground americana per poi passare ad una contemporaneità sospinta che non si chiede troppo, ma che riesce in simultanea ad arrivare al nocciolo, vivo, vero e pesante della situazione. L’omonimo album d’esordio uscito per (R)esisto racchiude dodici canzoni di una potenza davvero incontrollata che non lasciano scampo e non lasciano respirare, ottenendo un risultato davvero sorprendente per un primo full length che mescola l’hip hop con il rock alternativo e che permette una ricerca di una via di fuga nel labirinto della vita urbana.


The Sniper – L’ombra della vita (A-DAM Records)

L'immagine può contenere: albero e spazio all'aperto

Parole in rima che frammentano la vita e concedono al nostro tempo uno sviluppo asimmetrico in grado di guardare in faccia la realtà da un altro punto di vista, meno sensazionale, ma di certo più incisivo e convinto. The Sniper è tornato, dopo Rithm and power e Tutto e niente il rapper cilentano costruisce architetture che parlano della strada, del nostro essere interiore e dei demoni che quotidianamente ci portiamo dentro, senza però riuscire a sconfiggerli. Il linguaggio tipico usato si fa costruzione di mondi dove sedute psicanalitiche sono presenti tanto quanto quel bisogno di riscatto dalla gabbia della modernità, in un’esplosività di fondo che non risparmia nessuno anzi si fa lotta convinta perseverante, giorno dopo giorno. The Sniper, all’anagrafe Aldo Matrone, registra un insieme di canzoni che si fanno presenza, piccoli esseri tangibili che affrontano la realtà e fanno di essa motivo essenziale per ripartire. Il titolo è esemplificativo di questa battaglia e il singolo Lotterò racchiude la summa di un pensiero che si fa tassello imprescindibile per la creazione successiva di nuove storie che potremmo ascoltare nei nuovi lavori e che trovano in questo disco un importante punto d’inizio.

The black beat movement – Love Manifesto (Grande Onda)

Album ricco di sfumature e registrato egregiamente, disco che non sfigurerebbe accanto a qualsiasi e qualsivoglia produzione internazionale di rispetto, inglese eccellente e classe da regalare a migliaia di gruppi conterranei, loro sono i Black Beat Movement e dopo un anno e mezzo circa dall’uscita del loro ultimo lavoro ID-LEAKS fanno dei suoni un vestito elegante da indossare e per l’occasione il cambio d’abito dal titolo Love Manifesto è un concentrato di hip hop calato nel quotidiano , inframmezzato da soul e r’n’b con sprazzi nel jazz; si avete capito proprio bene, i nostri di larghe vedute incasellano una prova che in sé è priva di genere, ma si assiepa tranquillamente tra quelle produzioni che non devono per forza essere  etichettate, ma che vive, questo Love Manifesto, di luce propria e si alimenta attraverso la voce incisiva e suadente di Naima Faraò che per l’occasione è accompagnata dalla chitarra di Jacopo Boschi, dal basso di Luca Bologna, dalla batteria di Nico Roccamo, dal sax di Luca Specchio e dal giradischi bello scratchato di Dj Agly.

Un disco multiculturale e internazionale, con featuring di alto livello come quello di M1 voce dei Dead Prez, la voce di Raphael e quella di Tormento, tredici tracce che sono anche immagini e soprattutto pure sensazioni e vibrazioni a disegnare nel cielo, probabilmente un manifesto d’amore sperato, tra forza generatrice e qualcosa che portiamo dentro, qualcosa che nessuno al mondo ci toglierà.

L’Arcano & The Micro B Orchestra – Dentro il baule (Irma Records/Mandibola Records)

E’ un riscoprirsi bambini, attimi di gioia nel vedere spuntare fuori da quel baule in soffitta oggetti che lasciano il presente per atterrare nei ricordi in modo del tutto naturale, come fosse alchimia pura raggiunta, uno strappo all’età adulta per tornare piccoli e felici.

Prendere poi tutti quegli oggetti e condividerli con gli altri, un tesoro per un tesoro, un lasciarsi trasportare da ciò che più ci appartiene per creare un tutt’uno con la persona che li riceverà.

Ecco allora che L’Arcano e i Micro B Orchestra si concedono il lusso di farci fare un tuffo nel passato più lontano, quando ancora l’innocenza ci prendeva in un raffinato disincanto, tra sapori d’altri tempi e voglia di provare e sperimentare.

I nostri raccolgono tutta questa eredità per contaminare il loro suono prettamente hip hop con spruzzate di jazz e incursioni dal suono vintage per proporre un’inconsueta formula che suona innovativa e alternativa al già sentito.

Sentirsi trasportati sulla scia dei ricordi, che accomunano Luca Kato Caminiti, Francesco L’Arcano Bonanni, Andrea Ras Mancuso e Hugo Foktu Hannoun è come prendere la DeLorean rispolverata e precipitarsi tra i sassi di una ferrovia, tra le fontane non ancora arrugginite; è un scavare nelle profondità della coscienza per riscoprire un bambino abbandonato, il Disarm di Billy Corgan e compagni, quell’altalena trasportata dal vento fino al calar della sera.

Un disco anomalo, ma che ci inorgoglisce, ci inorgoglisce perché ha saputo utilizzare una forte capacità personale per dare senso maggiore ad un genere che in Italia stenta a decollare, un album che scava nella memoria, nel beat concitato, nella sostanza di cui siamo fatti, pronti a gettare le basi per un qualcosa di nuovo pronto al cambiamento.