Il terzo istante – Estràneo (Phonarchia Dischi/The Orchard)

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Lavoro di cesello per un pop rock moderno ricco di arrangiamenti davvero sofisticati e originali che prendono spunto dalla migliore scena indie dei primi duemila per consegnarci un insieme di canzoni di rabbia discostante e di conquiste da realizzare. Il disco dei Il terzo istante racchiude al proprio interno segreti di puro lirismo cantato in italiano che affondano le proprie radici nella quotidianità vissuta, inglobando Benvegnù nel pezzo Materia Grigia e muovendosi in parallelo tra un Marco Parente più orecchiabile, un Umberto Maria Giardini ai tempi di Moltheni e un’insaziabile esigenza di racchiudere i Radiohead del periodo post OK Computer all’interno di brani smembrati e raccontati a dovere in tracce davvero emozionanti e di fondo necessarie. Estràneo è un disco che guarda al futuro pur rimanendo ancorato al passato, un bel disco di pop alternativo italiano capace di creare, con maestria esemplificata, micromondi dal sapore d’altri tempi. 


Bonifacio Madeyes – Zero Over zero (USR)

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Psichedeliche visioni si stagliano all’orizzonte ricoprendo di polvere desertica incontri ravvicinati del quarto tipo ad intessere trame e costrutti essenziali quanto immaginifici. Il disco composito di Bonifacio Madeyes raccogli elementi che si stagliano all’interno di un’oscurità da scoprire intersecando momenti di dilatazione necessaria per sedimentare ancora più a fondo significati e contenuti. Zero over zero raccoglie al proprio interno il singolo di presentazione Very Natural, una danzante interpretazione che diventa caleidoscopio per mondi intelligibili e impattanti, una foresta non delineata che diventa immagine quadridimensionale per nuovi mondi da scoprire. Zero over zero è un insieme di generi che spaziano dal blues alla psichedelia passando per un desert americano di grande apertura europea ad inquadrare un album intagliato nelle profondità più nascoste dell’animo umano. 


Fabio Barovero – Eremitaggi (Felmay)

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Strumentali emozioni infinite racchiuse in abissi di bassi cercati e voluti e sedimentati all’interno di un territorio in lento declino, in lenta e inesorabile decomposizione a raccogliere e trovare i fasti di un mondo che non esiste più. Pezzi che si muovono tra terra e cielo in istanti da ricoprire e come fulmini e saette ritrovati per l’occasione in un disco dal sapore ancestrale e collocato al di fuori di ogni nostra quotidianità e sembianza. Il disco di Fabio Barovero è un inno al sacro che incontra il profano, il peregrinare spinto verso le montagne solitarie a trovare parti di noi in radici che sembrano profonde quanto il centro di una terra che gira e trasforma, scalda e brucia. Eremitaggi è un album composito capace di farti entrare all’interno di una realtà scavata per l’occasione come galleria sotterranea, un album metafora di questi tempi, un’ode alla vita e alla sua libertà.