Caputo – Habitat (Ribéss Records)

Riflessione circolare sulla parola casa. Riflessione che mette radici e parla di vissuti sostanziali inglobando elementi di un cantautorato solitario che si sposa con l’esigenza interiore di dare un valore simultaneo all’abitare, al sentirsi parte o comunque elemento interiore di un tutto in espansione. Il disco di Valeria Caputo suona domestico, ma nel contempo ramingo. Racchiude il diario di vita di una musicista trasformata e migrante. Un inizio, una partenza e mai un arrivo. Un riconoscersi oltre le apparenze, un conoscersi solo affacciando la mente nel passato mai scomparso e insieme quella sensazione unica e rituale di coinvolgere una molteplicità di sensazioni e di universi in espansione. Da Ma quale casa fino a Dove finisco io passando per le riuscite Vieni, La mia città che sull’acqua brucia, Riconoscersi, la nostra riesce a comunicare un senso di vuoto circostante mai colmato, una denuncia nei confronti di Taranto, sua città natale, il bisogno di riscatto, la tempesta da raggiungere dopo la silenziosa quiete di questi tempi infami.