Viaggio verso mondi lontanissimi che sono specchio della nostra anima in una continua ricerca sostanziosa e sostanziale di paesaggi mistici ed elaborati che attraverso parole che parlano direttamente al nostro cuore, si concentrano sulle profondità che ancora devono essere svelate, per guardare con occhi nuovi un mondo che ci circonda, per guardare con un senso diverso l’attimo fuggevole che potremmo in qualche modo cogliere e fare nostro.
Dario Margeli è un poeta atipico, che incontra le geometrie di Battiato e Sgalambro mettendo in energia rock contesa e vissuta un’elettronica sotterranea, ma ben studiata, che evidenzia un timbro vocale alquanto strano, ma originale e che denota un’inflessione americana, dovuta ai trascorsi negli States caratterizzata dall’incedere energico dei brani che filosofeggiano sul nostro vivere quotidiano, tra buddismo e domande sul vivere quotidiano, intersecate da un funk e un blues che si rincorrono tra i pezzi proposti.
Un album che dedica la sua parte finale ad un remix dei primi pezzi presenti, ad aggiungere qualità e spessore alla proposta già di per sé originale, per un incontro con la nostra parte più nascosta che ha il sapore delle buone cose, quelle che rimangono, da assaporare nei nostri viaggi cosmici, giorno dopo giorno.