Dario Margeli – Mente (Autoproduzione)

Viaggio verso mondi lontanissimi che sono specchio della nostra anima in una continua ricerca sostanziosa e sostanziale di paesaggi mistici ed elaborati che attraverso parole che parlano direttamente al nostro cuore, si concentrano sulle profondità che ancora devono essere svelate, per guardare con occhi nuovi un mondo che ci circonda, per guardare con un senso diverso l’attimo fuggevole che potremmo in qualche modo cogliere e fare nostro.

Dario Margeli è un poeta atipico, che incontra le geometrie di Battiato e Sgalambro mettendo in energia rock contesa e vissuta un’elettronica sotterranea, ma ben studiata, che evidenzia un timbro vocale alquanto strano, ma originale e che denota un’inflessione americana, dovuta ai trascorsi negli States caratterizzata dall’incedere energico dei brani che filosofeggiano sul nostro vivere quotidiano, tra buddismo e domande sul vivere quotidiano, intersecate da un funk e un blues che si rincorrono tra i pezzi proposti.

Un album che dedica la sua parte finale ad un remix  dei primi pezzi presenti, ad aggiungere qualità e spessore alla proposta già di per sé originale, per un incontro con la nostra parte più nascosta che ha il sapore delle buone cose, quelle che rimangono, da assaporare nei nostri viaggi cosmici, giorno dopo giorno.

Dino Fumaretto – Sono invecchiato di colpo (Trovarobato)

Il cantautorato vive ancora e si autoalimenta di nuova linfa grazie a Elia Billoni in arte Dino Fumaretto.

“Sono invecchiato di colpo” è un concept album che rispecchia un’anima notturna e temibile fatta di incubi ad occhi aperti e mete irragiungibili.

Il protagonista intraprende un viaggio dentro le tenebre della propria anima, un percorso che inizia con “Cosa c’è nel frigo” per cercare quello che resta di un’umanità che si sta autodistruggendo: “Cosa c’è nel frigo non lo so, il selvaggio mutamento dei miei mondi andati a male”.

Si prosegue con “Insonnia”, voce che ricorda “Memorie di una testa tagliata – CSI” e un bel piano che trasporta un testo altrettanto meditato e quasi sofferto con piccole punte di ironia: “Scorro la notte insonne a domandarmi come fa certa gente a dormire la notte”.

In “Risvegli” Elia canta di un amore trasformato di colpo, dopo un risveglio, tutto è come prima e l’ha capito solo in questo momento dove il fumo della sigaretta sembra segnare il passaggio alla trasformazione.

A ravvivare il tutto i ritornelli musicali di Mozartiana memoria in “Tu sei pazza”, dove topolini non portano più soldini, ma ricchi dentisti che ti fanno dormire sonni tranquilli.

Sembra di stare in un “Film dell’orrore” e Fumaretto ci ricorda che non bisogna mai fidarsi della gente che ride troppo.

Con “Mente spostata”, le atmosfere si venano di un giallo tenue, di un giallo ballabile che fa battere il piede ricordando il Battiato di “Danza”, anche se qui “Il tempo artificiale corre verso l’incidente” e l’unica cosa che si può fare dopo una sera andata male è rimuovere il tutto con la mente.

Forse è il tempo di prendersi “Una vacanza”, ma il ricordo rimane, è difficile andare avanti, trovare un senso: “ho talmente poco amore, anzi ne ho fin troppo”, quello che stupisce in questa canzone, come in tutto l’album è che non si parla sempre di una ragazza o di un amore immaginario o reale, ma l’intero disco è una corsa introspettiva contro un tempo che fugge e non lascia ricordi di se, non lascia ricordo di ciò che si è: “E’ troppa la mia presenza anche se non è mai abbastanza, ho bisogno di una vacanza per dissolvere la mia presenza”.

“Non ti emoziono più” anticipa “Il nuovo che avanza”, la canzone a mio avviso più stupefacente dell’album che a sua volta fa da apertura alla title track.

Pianoforte portante contornato da spruzzate di violini e incudini di sax basso e batteria con sali scendi di organo.

Elia Billoni prosegue la sua strada di cantautore raccontando con intima introspezione la vita di Dino Fumaretto alle prese con un’esistenza che non sempre volge a lui lo sguardo.

Un disco bellissimo da ascoltare più e più volte, quando la pioggia cade o il rumore del vento si fa troppo forte, in attesa che questo mondo oscuro, in cui viviamo, trovi un po’ di luce.