Cazzo dopo aver letto questo titolo ho pensato: questo progetto è adatto a tutti, un disco che si fa ascoltare e propenso a delineare una forma canzone sghemba, distratta, ma dannatamente convincente che stupisce e lascia da parte interi stereotipi per cercare una propria via.
Questo tipo si chiama Divano e non scrive canzoni d’appartamento, ma i suoi pezzi suonano come una spiaggia che si fa ascoltare, silenziata dalle conchiglie che trasportano il vento del mare, un’orecchiabilità che non esiste, ma che si concede, ammalia e confonde.
Paragoni sembrano inutili, c’è però il primo Di Martino, il primo Nicolò Carnesi, con appeal però più immediato e diretto, tra citazioni disilluse e un mondo nascosto, l’adolescenza degli Smashing Pumpkins e quel continuo tentativo di essere come allora anche se il tempo cambia, anche se il tempo trasforma, evolve e ci lascia alle spalle cose brutte e belle della vita.
Divano è un cantautore atipico/anormale, sognante e lucido di quella lucidità fatidica e rimbombante, mai gridata, ma all’occorrenza graffiante.
Ah un ultima cosa Divano è Francesco Pizzinelli, per più di dieci anni Jocelyn Pulsar, che in questo disco si mette a nudo, ricominciando da zero, in qualche modo come quando vai ad abitare in una casa e devi per forza metterci dentro qualcosa quadri, libri, pensieri e forse anche un bel Divano su cui poterli vivere.