Suoni gitani che incontrano la Spagna e tendono a creare il vuoto attorno attraverso una musica d’insieme che percepisce la strumentalità di un duo chitarristico coadiuvato da un percussionista brasiliano alla ricerca di una vena flamenca, intavolata in un transatlantico che unisce la Grecia al Messico. Innumerevoli sono le sfumature per il Triomanzana, innumerevoli sono gli approcci e le sensazioni che i nostri riescono a creare dando forma sempre cangiante ad una musica che non ha radici precise, ma piuttosto ingloba un parte di mondo a testimonianza che la cultura aperta dei nostri è sostanza materica per la costruzione di nuovi ed importanti sogni. I Nomadi della rumba attraversano le certezze per intavolare un disco che nella sua essenzialità abbraccia territori lontani e in qualche modo diventano in Italia precursori di uno stile capace di influenzare ed entrare a fondo nelle vene per una musica sanguigna che non cerca le mezze misure, ma si lascia contaminare come non ci fosse un domani.