Granitici e anti classic rock che ricordano molto i primi Afterhours, dissonanti e allo stesso tempo incisivi, capaci di raccogliere nel tempo quella necessità di fuga e di rivolta che deve provenire dal basso nell’intento di creare qualcosa di vero e unificante.
Portatori di un suono che lascia trasparire attimi di genialità la band romana Il dono si lascia ad elucubrazioni sonore che vedono l’elettrica in divagazioni catartiche di gioventù sonica.
Un fardello quindi che deve essere scaricato e l’atto della rivolta ne è l’esempio, l’emblema che ci porta al cambiamento, alla riunificazione della sostanza in un pensiero condiviso, create per Noi da Noi.
Testi in bilico tra trasposizioni poetiche e vissuti quotidiani che lasciano molto all’immaginazione e alla prorompente idea di cambiamento si pongono in competizione con la necessità di andare oltre un’etichetta e coraggiosamente i nostri ne prendono la via.
Una via sicura e precisa, battuta, ma non per questo banale, segno del tempo che matura e degli ascolti quotidiani che si fanno fonte d’ispirazione per creazioni sempre nuove nell’attesa che il rock torni al suo stato puro di essenzialità e ribellione.