Elementi di continuità profonda con un cantautorato oscuro e ammaliante riescono nell’intento di concentrare una bellezza sopraffina nel coadiuvare suoni sintetizzati, desert rock e musica d’autore. Sorsi di musica, miscelata a tanta introspezione, ricordano il Giulio Casale migliore e l’anima oscura di Danio Manfredini in una sorta di lavoro che incontra venti anni di musica e un’amicizia che continua. La signora Marron si riscopre disco maturo e abile nell’intessere trame mai sulfuree, ma piuttosto concrete. Un album fatto di ricordi, di energia viscerale mai conclamata che si muove in un limbo pensante di poesia e polvere, di potenza controllata ed energia addomesticata in una sorta di forma-canzone capace di rigenerarsi costantemente. Il duo Franzoni-Zamboni riesce a dare vita a qualcosa di magico, fuori dal tempo. Un’amicizia fatta per la musica a completare la strada dei due autori, tra ruggine da sciogliere e tanta qualità all’orizzonte.