War Children – The rolling funerals (Mia Cameretta Records)

Testi diretti, concisi, un coltello che taglia la nebbia e si prende il suo giusto posto tra la ruggine e l’affilatoio, tra l’olio lubrificante e la catarsi ipnotica di corde che sfregano pick-up placati oro e argento; maliziosi quanto basta per fare un rumore inconcepibile e sinistro, maniacale e profetico, un trambusto di grida inascoltate che si dipanano e lasciano il momento catartico alla pura improvvisazione.

Non c’è voce, non c’è orchestra, solo tamburi nell’oscurità che accompagnano grida di trapassati per accompagnarli nel loro giusto posto dove stare per l’eternità, un’eternità  che è di tutti, ma che non è concepita da tutti.

La melodia non esiste per i “War children” ma non esiste nemmeno il minimo concetto di decenza in “The rolling funerals”  forse ad indicare sapientemente che tutto ci sta portando a un finale apocalittico, in declino perenne, verso mondi lontani e nascosti: un triste finale per un macabro inizio.

Non un disco quindi, ma uno sviscerale bisogno di sfogo verso il nulla che ci appartiene e scusate se è poco.