Zidima – Del nostro abbraccio ostinato in questa crepa in fondo al mare (Etichette Varie)

album Del nostro abbraccio ostinato in questa crepa in fondo al mare - ZiDima

Inabissarsi nel profondo ventre di una nave che sta affogando. Cadere all’ingiù. Trovare cosparsi in terra elementi passati, presenti e futuri pronti a diventare poesia, pronti a diventare follia ciclonica, ciclica, mai edulcorata, ma come schiaffo, perpetuata nella violenza di ogni giorno. Ritornano gli Zidima. Ritornano con un disco pregno di lirismo legato ai giorni che verranno. Potenza incontrollata che non accetta le mezze misure, ma si concede fino all’ultimo istante in un’apocalisse di suoni, di rumori, di rigurgiti animaleschi che trascinano l’ascoltatore nel fondo di questa catastrofe. Del nostro abbraccio ostinato in questa crepa in fondo al mare  è un bagliore nella notte più nera. Un fondo oscuro di meraviglia dove le parole hanno un loro peso, dove lasciarsi per poi ritrovarsi vale più di qualsiasi elemento intrinseco al nostro io. Gli Zidima sono tornati. Sono tornati senza mezze misure intrecciando vita sudata e abbandono, voracità sensazionale e fiamme da tenere accese nell’oscurità che avvolge ed inghiotte.


Zidima – BuonaSopravvivenza (Nel mio nome/I dischi del minollo/Rumori in cantina)

Un parlato lacerante che suona qualsivoglia aspirazione e delega per un momento il sogno a farsi incubo per raccontare, attraverso il viaggio nella realtà, una questione di vita e di morte una questione tanto cara a noi umani, una questione si sopravvivenza.

La sopravvivenza è un augurio che si fa portatore di speranze zero, un augurio usato come eufemismo per raccontare in modo disinvolto e tangibile un mondo in decomposizione che si staglia da nord a sud in un oppiaceo piacimento di corruzione e moda snob da cui tentare di uscire, da cui tentare di essere se stessi.

Incrociatori tra gli abissi, echi nell’oscurità, volti che si affacciano alla finestra del mondo, tentando ancora una volta il salto verso un qualcosa che deve continuare ad essere nostro, con caparbietà, con sicurezza e con denuncia.

I Massimo Volume incontrano i CCCP in un viaggio letterario tra testi soppesati e ben studiati che non sfigurano, ma arrivano diritti al bersaglio penso a Un oceano di fiati distrutti o alla commemorativa L’autodistruzione, passando per Saziati e la title track finale.

Gli Zidima sono distorsioni che colpiscono allo stomaco, sono grida di dolore verso ciò che non c’è più e verso ciò che abbiamo paura di perdere, sono il buio contrastante la luce e sono tutto quello che fa parte di Noi, l’ incedere nelle nostre mani di acqua e aria che sempre non possiamo bere, sempre non possiamo respirare.