Lewis Saccocci – Inceptum (WOW Records)

INCEPTUM

Sono suoni conturbanti, non serve vedere, basta sentire tra le crepe esclusive di una musica che viaggia veloce, mai compressa o dilatata, ma piuttosto stracarica di sfumature concentriche e capaci di sopravvivere alle produzioni odierne. Il disco di Lewis Saccocci scalda l’atmosfera circostante grazie ad un hammond proveniente da galassie lontane dove intersezioni luminose rendono più vero e reale un approccio sincero ad un sound dalla forte connotazione personale. Il caldo jazz ricreato avvolge in una spirale mai di contorno, ma prorompente e utile quanto basta nel ridefinire uno stare che rompe gli schemi sintetizzando a dovere le impressioni di una mente in continua esplorazione. Coadiuvato, per l’occasione, dal ritmo della batteria di Valerio Vantaggio e dalla chitarra che gioca di peso, di Enrico Bracco, il nostro riesce ad intavolare un racconto in musica che sa percepire le movenze, mai solitarie, di un atto d’amore infinito.


Andrea Zacchia – HBPM (WOW Records)

Atmosfere intime soffuse a raggruppare la notte all’interno di un viaggio interiorizzato a dovere dove l’introspezione costante è punto focale ed emblematico nel recidere l’inutilià e moltiplicare la bellezza all’interno di una porzione di universo che si fa appartenenza accolta, leggera condivisione di intrinseche visioni fatte per durare nel tempo. Andrea Zacchia alla chitarra accompagnato da Angelo Cultreri all’hammond e da Maurizio De Angelis alla batteria, riesce a creare un ambient sofisticato e persistente, un High Beat Per Minute che si fa ricordare attraversando porzioni di sogni a venire che si mescolano al passato. Una mescolanza che gioca con le parole e omaggia. Su tutti Wes Montgomery, ma lo stesso titolo del disco può essere anche analizzato percependo i segreti nascosti delle due parole Hard Bop e Pat Martino, quest’ultimo tra i migliori chitarristi jazz mai esistiti. Uno studio quindi, un divenire che riecheggia in tutti i brani proposti. Dalla stessa title track fino a Send in the clowns passando per le riuscite The days of wine and roses di Henry Mancini, Nuages di Django Reinhardt e la bellissima Song for Elias dello stesso Zacchia, per un risultato d’insieme, a tratti, davvero sorprendente.


Vittorio Cuculo Quartet – Ensamble (Wow Records)

 

VITTORIO CUCULO 2

Aggregazione musicale che si estende attraverso il senso dell’incontro in una poesia fatta ad arte pronta ad inglobare contrappunti sonori ricchi di rimandi e compositi quanto basta per ammirare estasiati le sfumature di questa prova. Il nuovo di Vittorio Cuculo, sassofonista di talento, è un concentrato autorale che fa dell’incontro un punto decisivo per donare all’ascoltatore un album sopraffino dove il jazz estende visioni incapsulando i sassofoni della Filarmonica Sabina Foronovana. Ciò che ne esce è un disco fuori dal tempo dove il sogno è materia portante per le ellissi e le parabole in divenire create per l’occasione e capaci di sfondare il muro del già sentito in una prova corale, sincera, esaustiva, a tratti raccolta e nel complesso davvero importante. Rivisitazioni di Parker, Erroll Garner, Ellington, Monk sono la summa di un album in stato di grazia che raccoglie il concetto di bellezza e in qualche modo lo rende reale.