Prendete i primi Smashing di Gish, aggiungete un tocco di post grunge americano e condite il tutto con la follia degenerativa dello stoner impreziosito dall’incontro con Vincenzo Sparagna direttore di Frigidaire/Il Male per dare vita ad un gruppo prima e ad un album poi che contiene quella potenza reazionaria in grado di dare un senso perenne al nostro lottare, quel senso di libertà che non è incasellato in un confine ben delineato, ma che si fa portatrice di rabbia contro il sistema, una rabbia pronta ad uscire già dalle prime note.
Un disco realizzato nell’autoproduzione più totale dove i Wonder Vincent hanno avuto la possibilità di sperimentare e sperimentarsi, un quadro analitico fatto di contrapposizioni sonore che verso la fine del disco si aprono a lisergiche melodie acustiche, acide quanto basta per essere condite da un folk Barrettiano e memorabile; visione di luce profonda in una triste mattina d’inverno.
Il resto sono grida di ferocia e intensità che non colpiscono solo allo stomaco, ma anche al cuore, trasformando il già sentito in una sorta di parabola ascendente verso mete difficili da riproporre, in grado di coinvolgere e di portarci all’interno di un continuo cambiamento.
1 disco, 3 amici e 13 canzoni, 13 varietà di fiori che si contendono il primato nell’immergere il proprio gambo nell’acqua della vita, prima che appassiscano, prima di essere scordati per sempre, in uno spazio temporale così vicino alle nostre ambizioni e così lontano da ogni forma di inutilità vissuta.