Cara – Altri occhi (Autoproduzione)

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Poppettino concentrico, a tratti edulcorato, per teletrasporti diretti a una realtà lontana e ricca di rimandi ad una scena vintage legata alla miglior canzone d’autore italiana che non esiste più. Torna Cara, all’anagrafe Daniela Resconi, torna con un disco ben arrangiato di stampo lo-fi che mira diretto a denudare l’animo umano attraverso sogni ricoperti e realtà svelata dando senso sempre maggiore alle sfumature, ai colori, alle percezioni che questi nove pezzi riescono a dare. Elettronica e suoni sintetizzati per un approccio a tratti punk che non disdegna l’introspezione, anzi, il tutto parte proprio da un’interiorità sonora che garantisce un risultato d’insieme davvero unico. Da Prendi me passando alla riuscita title track per poi proseguire con Come mi vuoi, I mostri e Prendo senza chiedere la cantautrice bresciana riesce a creare un ponte, un legame indissolubile con il passato senza tradire una quotidianità che diventa palcoscenico essenziale per la creazione di mondi sempre nuovi da scoprire. 


Listrea – Placide Nife (Autoproduzione)

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Chitarre anni ’90 per un rock cantato in italiano che accende i riflettori su sferzate elettriche in dissolvenza e raccontano malinconicamente un mondo in evoluzione partendo da associazioni ambientali che ben si sposano con una poesia a tratti ermetica che ricorda i primi Verdena e incasella a dovere un gusto mai  retorico per suoni sempre accesi. Il disco dei neonati Listrea è un’autoproduzione davvero genuina che vede ampi margini di libertà e di rinnovamento, capacità intrinseca atta al miglioramento e amore per quelle cose genuine, punk, immediate e collateralmente espresse per dare forma e sostanza a bisogni che si fanno strada e percorrono vie interiori. Placide Ninfe apre un percorso in salita, rinnovato di spirito e mai sazio di imparare cose nuove. Bravi. 


Mulai – HD Dreams (Oyez!/VolumeUp)

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Sogni ad occhi aperti e bisogno di liquidare l’elettronica all’interno di contenitori non ermetici pronti a far uscire dal proprio interno un’aurea mistica che si sposa con le solitudini metropolitane attraverso suoni e colori oscuri e magmatici. Il primo disco di Mulai, dopo l’uscita di vari EP incrocia in modo digitale Lali Puna, Amy Can Be, gli Air, attraverso una musica dal forte sapore internazionale che colora il cielo di ombre e bellezza da cogliere, sfavillanti energie e rarefazione in etere sorprendente. Un dream pop elettronico quindi, un entrare nei sogni dell’ascoltatore intersecando a dismisura i pensieri dell’era moderna e riponendoli su di un lontano pianeta che non conosce confini. Flussi di coscienza interagiscono con i beat creati per l’occasione per ristabilire equilibri interconnessi con una realtà simbiotica e contagiosa. Il disco di Mulai è un album da ascoltare a pieni polmoni, un disco notturno da leggere e rileggere nella sua complessità.