Una psichedelia inoltrata, con una base di chitarra acustica, serve per creare atmosfere di gran pregio, aggiungici poi un cantato in italiano, mai preponderante, ma di sicuro effetto e ti ritrovi ad ascoltare il nuovo disco dei La Notte, Volevo fare bene, un album di attese e sogni infranti, di amori che si consumano e domande a cui non siamo in grado di dare una risposta. I fiorentini La Notte intascano una prova davvero importante sotto diversi punti di vista, un insieme di canzoni che possono andare a delineare un brain storming di pensieri in evoluzione costringendo l’ascoltatore ad entrare in sensazionali quadri dipinti per immagini che lo stesso Yuri Salihi, voce e autore della band, affresca e compone con grande capacità metrica e comunicativa, coadiuvato da un reparto strumentale davvero generoso e ben calibrato. Nel nuovo dei nostri si può ascoltare un’intimità che avanza e attanaglia, un’introspezione convincente che si evidenzia in pezzi come l’apertura affidata a Per nuovi pescatori, fino alla bellissima title track passando per le malinconie di Ho visto la scena e via via, giù fino al finale lasciato alle bombarde ispirate di Sotto Assedio e Buddha Bar. Sintetizzatori ed elettronica messa al servizio di canzoni ispirate rendono questo disco un punto di maturazione sostanziale per la stessa band, un modo importante per mettere a fuoco un obiettivo, in questo caso centrato nell’omogeneità di questo racconto in musica.