Giorgio Canali e Rosso Fuoco – Perle per porci (Woodworm)

Suoni sporchi e lacerati che invadono l’anima e aprono ad estratti di linfa vitale che ci appartiene, appartiene a quel substrato di cultura indie di questi tempi malati, piccoli uccelli di carta che grazie ad una forma nuova e tangibile si fanno conoscere ad un pubblico ancora più vasto ed eterogeneo, o almeno si spera, prendendo il volo, prendendo le distanze dalle forme originarie, sfoggiando una livrea del tutto nuova e personale.

Perle per porci è il bisogno di Giorgio Canali e soci di scovare nel baule della nonna gli abiti migliori, quelli portati poco e ancora perfetti, da lasciare senza fiato, è un intento più che preciso di suonare canzoni che vorrebbe avere lui stesso creato e che in questo caso si prestano a cover di rara bellezza e profondità; tutte alquanto diverse, tutte alquanto simili per approccio e costruzione interna, tanto da sembrare un disco appena uscito che rimescola i suoni degli anni ’90 per concentrarli in elettricità sospirata e attesa.

C’è Vasco Brondi, Finardi, De Gregori, Angela Baraldi, Fausto Rossi, i Macromeo di Aiuola, L’Upo, Luc Orient, Plasticost, i francesci Corman & Tuscadu, i Mary June e non dimentichiamo i tanto cari Frigidaire Tango, pionieri della scena new wave italiana degli anni ’80.

Un disco che si fa ascoltare, ricco di prodezze e sentimenti in divenire, capace di muoverti dentro ancora una volta, capace di farti ammirare l’essenza della canzone stessa, con una nuova veste e con nuovi colori, ma intangibile nel cuore di chi l’ha fatta propria.

Tre allegri ragazzi morti – Inumani (La Tempesta Dischi)

Gli allegri morti son tornati, ma a dispetto del loro canonico tre perfetto, questo disco sembra un agglomerato di culture e stili differenti, un concentrato che va oltre la trilogia che si presta a concludersi; dopo infatti Primitivi del futuro e Nel giardino dei fantasmi questo Inumani porta dentro l’esigenza di segnare un passaggio importante nella loro e nella nostra storia musicale.

Undici tracce che coronano l’immaginario di Pordenone e riempiono i pezzi vuoti lasciati nel tempo, quasi fosse una degna conclusione di un percorso fatto di immagini e al contempo di fumetti, un omaggio a Jack Kirby e non solo, l’idea dominante, che caratterizza da sempre le produzioni di TARM e cioè di dare una connotazione sociale alla proposta pur sapendo di nuotare nel panorama underground.

Qui sta la sorpresa però, il sodalizio artistico maturato con Lorenzo Cherubini porta i nostri a dar voce ad entità alquanto astrali e fuori dagli standard conosciuti in pezzi come Persi nel telefono e il singolone ammiccante In questa grande città, passando per le chitarre preziose di Adriano Viterbini dei BSBE e i passaggi di Maria Antonietta, Vasco Brondi, Pietro Alessandro Alosi de Il pan del diavolo, Alex Ingram e la scrittrice Peris Alati senza dimenticare il charango di Monique Mizrahi e la tastiera di Federico Gava.

Un disco che si racconta, tra le malinconie di Ruggero e le psichedelie di Ad un passo dalla luna, un album di racconti quasi sempre al femminile, che non dimenticano la fragilità,  ma la utilizzano come esigenza primaria di completezza e solitudine da riscattare.