Continua la ricerca sonora da parte di persone attente e organizzazioni come IRMA Records, RadioCoop, MEI: un gruppo di gente che vive nella musica e per la musica a caccia di veri e propri talenti da far emergere oltre le logiche televisive dei talent usa e getta in una coltivazione continua che si prende cura, assiste e da slancio al panorama della musica indipendente italiano oramai saturo di proposte, ma sempre pronto a regalare soddisfazioni che vanno ben al di là di qualsivoglia ordine precostituito trovando intese e affinità che si aprono a dischi come quelli che teniamo tra le mani in questo momento.
Mi sento Indie, iniziativa che valorizza il talento giovanile, sembra essere diventata un appuntamento fisso nella ricerca di nuova linfa nel panorama conterraneo e dopo aver parlato precedentemente su queste pagine virtuali di quattro meritevoli gruppi/artisti: Cortex, Crude Diamonds, Juredurè e May Gray, quest’oggi ci soffermeremo a parlare delle quattro nuove proposte presentate: Anna Luppi, Andrea Piermattei, Alessandra Rugger e Valentina e il trio d’eau.
Anna Luppi, già recensita in queste pagine grazie al suo piccolo EP d’esordio In mare aperto, conferma, come già detto in precedenza quella capacità di creare piccole scatole sonore in bilico tra un cantautorato pop italiano e una ricerca di vie di fuga che abbracciano il viaggio e la sostanza di ogni giorno, in un’intesa che si fa arte quando si ascoltano pezzi come Caro amore ti scrivo o Karin tra arrangiamenti studiati, ma non troppo appariscenti che ben si amalgamano con l’interezza della proposta.
E’ il turno del folksinger Andrea Piermattei, abile con la voce, quanto con la chitarra, in sperimentazioni introspettive che conquistano al primo ascolto e aprono la strada a pezzi che entrano dentro facilmente, brani pop mescolati al folk d’oltreoceano che rendono il tutto una commistione importante che ha i suoi punti di forza, forse proprio nei testi, nelle parole che Andrea usa per spiegare stati d’animo e intenzioni nei confronti di una vita che non è sempre generosa.
Alessandra Rugger, cantantessa diretta e immediata sposa bene le inquietudini folk con le sperimentazioni jazz swingate in un concatenarsi di racconti che esprimono quotidianità e interezza, melodia si, ma anche bellezza che non si ricerca nella facilità d’ascolto, ma piuttosto in una coerenza di base che parla all’ascoltatore e tesse trame di sicuro effetto emozionale, capaci di parlare in soggettiva di un qualcosa in grado di toccarci nel profondo.
L’ultimo album invece è un atto d’amore alla musica di un tempo, il jazz mescolato al walzer e alla musica classica, per suoni antichi che si perdono nelle melodie dei bistrot parigini fino ad intersecare l’amore per le cose migliori, per la sincerità d’intenti e la forte capacità che i Valentina e il trio d’eau riescono ad esprimere grazie a cinque brani che hanno il sapore della polvere sui mobili laccati e lo sguardo proteso al futuro con l’intento di scardinare l’attualità con una sferzata di energia proveniente da un tempo lontanissimo.
Quattro nuove promesse quindi, in prove che hanno il sapore più di cantautorato rispetto alle precedenti, ma che nella sostanza danno forma sostanziale alle produzioni e alle speranze che verranno.