Particelle sonore incamerate all’interno di repentini cambi umorali intensificano l’approccio simultaneo e gettano le basi, le solide fondamenta per ampliare una musica granitica, disturbante, intensa. Il disco dei Bloody Souls è concentrazione ultraterrena nei confronti di un rock rabbioso che trova negli anfratti più celati della nostra anima una sorta di rivincita personale che magnetizza l’ascoltatore e rende uniforme uno spirito morboso, malato, ma pieno di sostanza vitale. The devil’s house incontra il positivo favore degli appassionati del rock più duro a scaturire un estremo bisogno di condensare attimi di vita nella ricerca di un posto da occupare, nella ricerca di una musica che diventa contemporaneità sospinta quando si parla di morte e di denuncia per tutto ciò che non funziona da qui all’eternità. Il disco dei nostri è un concentrato di esistenze, una forza centrifuga che non delude, ma che piuttosto incamera i sapori di una modernità lasciata alle spalle per riappropriarsi di valori estemporanei e intensi.