Disco folk sopraffino per la band in parte americana e in parte canadese, un album elegantemente indie che unisce il passato con il presente intensificando ricostruzioni e rapporti di vita come un’istantanea pellicola capace di penetrare nei sentimenti malinconici di un autunno arrivato. Queens of the brakers non è solo un disco per cuori infranti, ma anche e soprattutto il raggiungimento di una maturità artistica per una band che ha trovato fin da subito una dimensione terrena che si fa ascoltare in luoghi non troppo rumorosi, prendendo ispirazione e affondando le proprie radici nell’entroterra desertico degli ambienti illuminati dal primo Bon Iver, passando per Iron & Wine, Bonnie Billy senza dimenticare le atmosfere soffuse di band come i Rue Royale in strutture leggere e ipnotizzanti. Ci sono i cori, c’è della leggera psichedelia e l’inconfondibile bisogno di esternare esperienze di vita, momenti che non torneranno più, ecco perché con questo disco i The Barr Brothers incanalano una maturità artistica ed estraggono dal cilindro una manciata sostanziosa di canzoni essenziali non solo per la loro discografia, ma anche e soprattutto per tutti noi. Undici pezzi in equilibrio tra delicatezza e bellezza da ammirare.