Nitritono – Panta Rei (DGRecords/Vollmer Industries/Edison Box/Insonnia Lunare Records/Tadca Records/Brigante Records)

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Descrivere il disco dei Nitritono è un po’ un’impresa titanica, diciamo che nulla è dato per scontato e la loro musica composita e lacerante è sinonimo di questi tempi confusionari in cui ci troviamo a vivere, questo suono è un gesto, è un bisogno di incanalare una rabbia e districarla per poi espandere i confini del nostro essere, non ci sono rapporti di costanza, c’è solo tanta energia convogliata che ricorda i padovani Menrovescio o le inquietudini sonore di Morkobot in un tripudio nero petrolio che arricchisce lo stato situazionale in versi musicali destabilizzanti e che comprimono la realtà che ci gira intorno in un sodalizio che vede il duo formato da Luca Lavernicocca alla batteria e Siro Giri alla chitarra e alla voce, perpetuare una serie di episodi tanto immensi quanto potenti per un’avanguardia di risultati graffiante e affilata a gridare un segno di appartenenza e di intenti che si spinge oltre a tutto quello che pensiamo di sapere.

Tadca Records – Musical Circus (Tadca Records)

Una compilation indie fino al midollo di quelle che vorresti ce ne fossero di più in giro, di quelle sentite e ragionate che danno spazio ai fermenti musicali di una scena underground, quella di Cuneo per l’occasione, che valorizza, grazie alla Tadca Records, un sostanziale gruppo di band che fin dal principio non si pongono di guadagnare con la propria musica, ma hanno l’obiettivo primario si socializzare, creare rete e trame capaci di dare speranza, valore e dignità al nuovo che avanza.

Un’etichetta punk e non solo, attenta alle avanguardie e alla musica composta di getto, priva di vincoli formali, in un’accezione notevole che si fa connubio tra improvvisazione e un essere se stessi, uno stato primordiale di musica che non ha nulla da perdere e focalizza la propria attenzione più sul contenuto che sulla facciata esteriore, in una continua ricerca di rapporti da instaurare, mantenere e far crescere.

Un pezzo di carta che mi arriva in allegato, scritto a mano, lontano dai comunicati stampa prestampati, un pezzo di carta scritto con il cuore, personale e sentito, il senso di un progetto racchiuso in una facciata a penna, sembra quasi di fare un salto di trent’anni indietro alla riscoperta del vero indie, ma il mio stupore dopo tutto questo sta nel dire che   il vero indie ce l’ho ora tra le mani, lo sto ascoltando adesso, tanto di cappello quindi.