Jarred, the caveman – I’m good if yer good (Stop Records)

Disegnando paesaggi sonori che si stagliano tra le deserte territorialità oltre i confini e pizzicate da corde metalliche che si chiudono in un sussurro, che si aprono al niente che circonda e ingloba lasciando gli attimi di introspezione a concedersi e a ridare dignità e costanza ad un progetto di notevole impatto emotivo che si apre al mondo circostante e osserva attentamente, osserva il rinascere dell’alba ad un nuovo sospiro, ad un nuovo attimo da catturare, come fotografia polverosa, istantanea raccolta e vissuta grazie ad un folk che vive di vita propria e si fa portatore di un suono prettamente americano in bilico tra Fleet Foxes e Iron & Wine pur non dimenticando la dimensione indie di base che aiuta nella difficile impresa di essere personali in tutto e per tutti.

Queste 11 canzoni sono legate dal filo rosso dei ricordi e i Jarred, The Caveman ne sono la conferma vera e tangibile di quel passato che non vuole e non deve essere dimenticato, nell’attesa che i sogni possano prendere il volo e divincolarsi per un attimo lasciando quel senso di smarrimento dentro ad ognuno di noi.

Non mancano, agli attimi di introspezione, scenari di matrice più coinvolgente e spensierata in grado di ribaltare il modo di intendere la musica e di dare un senso maggiore grazie ad una voce in primo piano che stupisce per bellezza e incisività.

Ci sono i testi e ci sono pure le canzoni, ora i nostri possono entrare di diritto nel panorama indie folk nostrano e non, una band capace di creare dal nulla forme inusuali, ma presenti, che si lasciano sollevare nell’aria come fossero nuvole di buoni propositi.