Miss Stereochemistry – Harlequin Ep (Spleen-Prod/rock & pop factory)

Continua la via della sperimentazione per Karla Hajman, in arte Miss Stereochemistry, una via sperimentale di profusione acustica, che abbandona, per certi versi, la strada dell’elettronica leggera per entrare in punta di piedi verso lidi più intimi e appartati, per un EP che è continuazione di un percorso iniziato nel passato, un EP che nasconde tracce remix e collaborazioni che si accavallano e lasciano comprendere la potenza espressiva di questa cantautrice dalla forte personalità e dalle ottime potenzialità, per un disco multietnico e multiculturale che incrocia Barcellona, Istanbul, Belgrado e Berlino, un suono cosmopolita di periferia che invita a lasciare in disparte pregiudizi di ogni sorta per un pensiero comune che deve andare oltre le barriere precostituite e deve farsi carico di un’esigenza essenziale che è racchiusa prepotentemente nella vita stessa, oltre i confini della vita e della morte, per una tavolozza di colori a ridisegnare quell’arlecchino goliardico segno dei tempi che stanno cambiando.

Tra le quattro tracce originali proposte, c’è una bellissima reinterpretazione di Smells like teen spirit dei Nirvana, un omaggio all’odore pregno di gioventù, un profumo quasi mistico che si abbandona in altri cinque remix che sondano le strade anche del trip hop per un eterogeneità mai conclamata, ma piuttosto ben studiata ed esposta.

Un disco che è pura anima di una cantautrice in divenire che sa sorprendere con delicatezza ad ogni uscita, un album che osa nel profondo alla ricerca di una narrazione spontanea e nel contempo vicina a tutto ciò che possiamo chiamare vita.

Stereochemistry – Ruins in Bloom (Autoproduzione)

Karla Hajman sa osare ancora una volta, dopo le precedenti prove: Vagabond Cabaret, The Archive Box e SWEEP il nuovo Ruins in Bloom ci trasporta in una dimensione quasi infantile, dove una voce particolare si immedesima con piante da appartamento poco curate che in un batter d’occhio si intersecano in un corpo che proviene esso stesso dalla terra in divergenze sonore alla Bjork e fiori in esplosione post moderna che sono li pronti ad esplodere ancora una volta per ricoprire pavimenti di poesia sonora in divenire.

Suoni inusuali quindi che lasciano prendere in giro forme sonore sbilenche e poco incasellate in generi, una voce volutamente particolare e tanta classe da poter spendere in questo disco dal sapore minimale, ma che contiene tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

Si scherza sulle piccole cose della vita tra Comaneci e minimalismo acustico dove i sentieri si fanno meno battuti ecco che una luce ci guida lungo il cammino da seguire, mai banale, mai racchiuso in una scatola, ma sempre libero e affamato di vita.

Un percorso che la stessa Karla ha compiuto e continua a compiere tra Belgrado e Vicenza, Padova e Stoccolma, passando per Barcellona, Berlino e Londra, luoghi da dove attingere nuove influenze e coraggiose scelte in un progetto di ampio raggio internazionale che ha come fulcro centrale il mondo intero.

Un disco quindi che suona energico nella sua piccola bellezza perché racchiude la forza di una donna e del suo pensiero.