Stanley Rubik – Tutto è come sembra (INRI)

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Elettronica darkeggiante apre a paesaggi di appeal emozionale in grado di scandagliare l’etere con forme sintetizzate di una poesia malinconica incrociata alle paure metropolitane di questo nostro secolo affacciato al domani. I Stanley Rubik sono tornati con un disco a tratti monumentale che mescola egregiamente suoni elettronici e asettici con qualcosa di più profondo che riesce a scaldare e a dare la sensazione che qualcosa possa avere ancora un senso. Affacciati all’indie rock nostrano, la band romana con questo Tutto è come sembra, racconta con capacità d’intenti sorprendente un mondo sottosopra, un mondo dove la ricerca costante di uno spiraglio di luce sembra l’unica via da intraprendere per dare senso alla nostra realtà. Dalla bellissima apertura di Roberto, passando per il singolo Agosto e per attimi di potenza soppesata come in Tempesta o in Kintsugi i nostri intelaiano un disco che trova nella varietà di un mondo sospeso una chiave di lettura sempre aperta nel comprendere il domani. 


Stanley Rubik – Kurtz sta bene (INRI)

Un disco sull’abbandono e la paura di vivere, la cupezza dell’anima che ci fa perdere le tracce di noi stessi e non sa dove condurci, verso stili di vita inusuali e passaggi marini d’introspezione sonora che cavalcano il momento e concedono una riflessione sull’essere umano statico, privo di vita, manovrato da fili invisibili e allo stesso tempo colpevole di non fare abbastanza per sopravvivere, per gridare la propria esistenza, per contendersi fino all’ultimo per dichiarare la propria libertà.

Gli Stanlet Rubik confezionano un disco arrangiato magistralmente con un’elettronica che sa di innovativo e sperimentale in bilico tra un James Blake e il Trent Reznor per come lo conosciamo; un concentrato di cupezza sonora che elargisce nuovi spazi d’approdo, tra testi impegnati, passaggi surreali e capacità distensive di tessere trame sonore partendo con il pezzo d’atmosfera Cado e finendo con Bocca vuota, passando per la meravigliosa Prognosi che fa da spartiacque all’intero disco.

Dieci pezzi che si fanno poesia sonora e concentrano la loro storia in una ricerca che sa di bisogno di scoprire, oltre le apparenze e oltre ogni aspettativa, tendendo la mano verso un qualcosa di inarrivabile, ma ben visibile e voluto.