Settembre – Di questi tempi (Autoproduzione)

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Settembre è la voce ironica che sintetizza un periodo, uno stato mentale, un modo di approcciare la vita con fare disincantato, pazzo, ma nel contempo riflessivo, interiorizzato e mai e assolutamente mai scontato. Settembre è il progetto del giovane cantautore milanese Stefano Riggio che grazie a questa prova sudata ci fa comprendere la propria passione per la musica d’autore italiana da Gaetano fino a Ivan Graziani passando per Lucio Battisti intercettando umori e sensazioni che la vita offre giorno dopo giorno con il tentativo di tradurli su carta attraverso poesie metropolitane che fanno di questo, per così dire pop autunnale, un punto d’incontro tra generazioni, un passo necessario per entrare attraverso un mondo, attraverso ciò che possiamo vivere quotidianamente. Pezzi da ricordare come La canzone da radio, 1999, Tutto è pop, sono solo alcuni momenti di un puzzle che tende ad inquadrare come ossimoro una forma mentale che racchiude la malinconia e l’ironia, il passato e il presente, l’autodeterminazione e la dipendenza nei confronti di qualcosa che non c’è più, ma che grazie a questa musica riesce a vivere ancora davanti ai nostri occhi, con coraggio, procedendo con stile, senza fermarsi. 


Shiver – Settembre (Autoproduzione)

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Settembre è uno stato umorale, un folk impresso su polaroid passate che instaurano incalzanti un sodalizio con una musica che fa ballare, fa alzare lo sguardo al cielo in un momento di eternità brillante speranza. Gli Shiver impacchettano per bene queste quattro canzoni, queste quattro sostanze d’autore per l’ennesima prova che strizza l’occhio ai suoni d’oltreoceano, alle vertigini trasognanti di canzoni che vanno alla velocità della luce e ricordano in qualche modo i racconti di gruppi come i Blindur o i Telestar assiepandosi dolcemente nell’album fotografico migliore che abbiamo da mostrare. Le tracce proposte si rincorrono vicine, si rincorrono a ribadire concetti e buona volontà, dalla bellissima apertura affidata a Medicine per il morale, passando per la title track che si avvia a riconoscere l’altra perla del disco ovvero Storie di sospiri e di ginocchia sbucciate fino al finale di Oltre il suo ritorno. Settembre è la malinconia di un mondo che dovrà rinascere nuovamente, Settembre è anche un piccolo disco che accontenterà anche i palati più esigenti. 


Les enfants – Persi nella notte (Via Audio Records)

Oggi 20 Settembre 2013 i “Les enfants” presentano il loro disco all’ “ARCI Biko”.

Per ironia della sorte, senza saperlo, io mi sono messo a scrivere di loro, un album preso a caso tra le decine che sono lì in attesa di essere recensiti.

Dalla prima nota morbidlesenfantsa e avvolgente il disco mi è piaciuto, sono quei pezzi che creano con l’ascoltatore qualcosa di unico e magico e rendono necessario un continuo ascolto per entrare nell’immaginario di questi 4 giovani milanesi che sembrano vivere in una piccola casa su di un alto albero avvolti da nuvole e turbinii leggeri e autunnali.

5 canzoni, tra cui una strumentale, una voce particolarissima che mescola il miglior Finardi ad atmosfere più cupe e nascoste.

L’ep apre con “Milano” dirompente quanto basta per distruggere argini di vita racchiusa in condomini monotoni e uniformi.

“Dammi un nome” è pura poesia per quadri leggeri appesi in aria da fili immaginari.

“Cash” raccoglie atmosfere più eteree e sognanti accompagnate da vibrafoni e melodie orientali.

Chiude bene la speranzosa “Prendi tempo”.

Un disco che sicuramente vuole essere ascoltato, uno stile che sta prendendo una precisa direzione e spazialità, un album da rincorrere giorno dopo giorno, voce dopo  voce, per un respiro che può abbracciare la solitudine metropolitana.

 

 

 

JoyCut – PiecesOfUsWereLeftOnThe Ground_ (Pillow Case Records, Irma Records)

Per noi di IndiePerCui un album indispensabile.

Abituati come siamoAdobe Photoshop PDF a parole senza sostanza, magari troppo gridate per contornare note sparse nel mondo che non ci appartiene, ci lasciamo trasportare da esotiche cavalcate di puro lirismo elettrico senza mezze misure.

Con questo album i Joy Cut si amano o si odiano.

Un salto in avanti di decine d’anni per suoni ricercati e manipolati fino a convogliare in momenti di catarsi post-tramonto che incediano in defrag le ultime ambizioni di un essere umano stanco delle parole arrotolate come sigarette bruciate e gettate per terra.

I colori si mescolano al nero, le tinte di rosa indicano segnali dal futuro e solo un completo ascolto ti riporta al clamore del viaggio nascosto tra distese di stelle.

Un album incomparabile e inclassificabile, se poi il classificare rende meglio l’idea, ascoltare i nuovi Joy Cut è come cucirti addosso un completo di seta pianistica mescolata al post più geniale e creativo.

3 gli atti, un enorme rappresentazione teatrale, incrociatori di Editors e Mars Volta, una voce che si fa strada fino all’ultimo respiro in Funeral: colonna sonora per un maestoso film dal sapore dolceamaro.

Un itinerario segnato questo PiecesOfUsWereLeftOnThe Ground_, dove intrecci narrativi si sciolgono in visioni oniriche di viaggi ultratterreni e dove la parola suono acquista sempre più valore.