Gray – Sessantanove in cerchio (NewModelLabel)

Una voce che meraviglia al primo ascolto, come immensa montagna che si staglia al cielo, granitica, impostata, che è capace di sussurrare emozioni anche da una distanza inestimabile; come quel sapore di pane mattutino che riscalda e riempie, che si intravede da lontano e che regala sprazzi di inedita consapevolezza e sguardo al presente.

La direzione della barca è stata segnata già a fine anni ’80, ma in questi anni oltre che alla novità del cantato in italiano, il nostro Gray si è perfezionato, facendo un’ottima commistione sperata, nei pezzi che lo caratterizzano maggiormente.

La sua voce richiama espressamente il soul di oltre frontiera, quasi fosse una naturale evoluzione del divenire, mentre la musicalità strizza l’occhio al rock più classic che però si divincola facilmente dagli stereotipi del già sentito e lascia dietro di se una scia di luce illuminante.

Pezzi come Cose od Ho sentito dire entrano facilmente nella nostra testa per non fuggire più, mentre Dormi dolce dormi ha quel sapore radiofonico che colpisce al primo impatto facendo posto alla bellissima Non erano rose che si lascia trasportare dalla coda di Vorremmo tutti essere delle star.

Un disco maturo, affiatato e affinato, come dire completo, un’evoluzione personale e contingente che abbraccia un’esperienza di vita che non ha mai fine.