Rudy Rotta non ha bisogno di presentazioni e sicuramente il disco che abbiamo sotto mano è il risultato di uno studio coraggioso e di una passione che non pone freno agli anni che passano.
Per fare cover non basta riprodurre fedelmente timbrica, stile e metrica delle canzoni, ma soprattutto personificare uno stato, un modo di essere, quel tempo che più non ti appartiene costringendoti a lanciarti verso l’indefinito, aspettando che il trascorrere dei giorni dia i suoi frutti.
Rotta, il bluesman italiano per eccellenza, è riuscito, dopo anni di carriera ad affrontare uno scoglio sul cui versante si contrappongono due gruppi le cui vite e le cui strade molto diverse si intersecano in un botta e risposta frenetico: i Beatles e i Rolling Stones.
Il tutto si identifica in una visione molto chitarristica, che a tratti sembra alquanto esuberante soprattutto dal lato fab four; si prediligono arpeggi e assoli in primo piano, dimenticando, per certi versi, il vero senso della canzone.
Mi ripeto è molto difficile fare delle cover incanalando uno spirito di una generazione e a mio avviso Rudy esprime al meglio le sue capacità in numerose canzoni dando quel tocco di personale e di differenziazione che si fa scopo principale lungo le 23 tracce dell’album.
I successi sono sicuri e conclamati, per le pietre rotolanti si parte, tra le altre, con Simpathy for the Devil passando per la ballata Ruby Tuesday, la fiammeggiante Satisfaction e l’incredibile Lady Jane con presenza Quintorigo palpabile, dal lato degli scarafaggi invece si trovano delle piccole perle come Things we said today, While my guitar gently weeps e la meraviglia di Strawberry fields forever suonata per l’occasione assieme ai Gnu Quartet.
Nonostante qualche sperimentazione di troppo il nostro ne esce vittorioso, le doti si esprimono al meglio e il talento nel già sentito fuoriesce in tutto il suo splendore, e poi citando Holiday “Tutti dobbiamo essere differenti. Non si può copiare un altro, e nello stesso tempo pretendere di arrivare a qualcosa”, quasi fosse un monito di un vecchio saggio, la differenza è vittoria e non omologazione.