Lithio – Lithioland (RawLines/Audioglobe)

Rock senza fronzoli duro e crudo, osannato e sospirato, ricercato, ma non troppo in attesa di sviluppi sempre più importanti, per una band dalla carriera decennale, che in questo disco, il terzo disco, riesce nell’intento di spiegare il significato della parola abbandono verso tutto ciò che viene creato, quella tipica concezione umana di creare e poi distruggere in un circolo senza fine e senza mete.

I nostri Lithio si ispirano ad un rock d’oltreoceano di sicuro impatto che si evince già dalle prime note della virale #io no, una canzone contro l’industria della musica odierna, un pezzo al fulmicotone che lascia senza fiato per capacità di rendere immagine quasi tangibile, un concetto molte volte abusato e non propriamente chiaro e dibattuto; il disco poi continua inseguendo sonorità potenti e tematiche non meno importanti, raccontando di ipocrisia dilagante e denuncia verso un mondo che non ci appartiene fino in fondo, come nel grande pezzo Il mercato degli eroi, per passare a Il mondo di chi fino al riuscitissimo finale di La danza della pioggia, dove qualcosa resterà a parlare ancora di Noi.

Un disco sulla perdita e un disco sulla rinascita, l’attesa nella luce che verrà e la speranza di trasformare il grigiore in qualcosa di più pulito e radioso.

 

SeaHouse – Cristalli (NewModelLabel/Rawlines)

Entrare in una grotta non riuscire a scorgere nulla e poi pian piano meravigliarsi della scoperta, del fragoroso suono che ammalia convince e si disperde per poi riprenderti ancora una volta per farti partecipe di un qualcosa di assolutamente imprevedibile è mutevole.

Dentro a questa grotta ci sono cinque ragazzi di Lecce, che abbracciando i loro strumenti, creano strutture dalle molte facce piene di sensazionale energia e spaventosa quiete, pronta a tramutarsi in tempesta e a cadere come pioggia delicata.

Le melodie che si sovrappongono sono frutto di una particolare ricerca toccando i Sigur Ros di Von, passando per Mars Volta fino ad arrivare a vette di funky psichedelico da cui non si può sfuggire.

Dieci tracce, dieci pezzi di cristallo in cui perdersi e lasciare che il nostro corpo fluttui nel vuoto più assoluto alla ricerca di un qualcosa che abbiamo perso da tempo e a cui non sappiamo più dare un nome.

Un viaggio nell’oscurità più profonda dell’anima, un passo verso l’ignoto che porta inevitabilmente alla bellezza della luce.