Una – AcidaBasicaErotica (Marte Label/Indie Pride/Puglia Sounds)

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Sensuale approdo sulle coste di questi nostri giorni attraversando contrasti accesi e sugli occhi di tutti con determinazione e grande capacità di analizzare al meglio cosa ci troveremo ad affrontare da qui all’eternità. Il nuovo di Una è uno schiaffo all’esigenza di essere ancorati al passato, è una visione futura e cinica di quello che ci aspetterà. AcidaBasicaErotica è un’analisi sociale che tocca il razzismo dilagante, tocca l’omosessualità, i rapporti consumati, le grigie giornate a trovare un senso a ciò che facciamo, a ciò in cui crediamo. Musicalmente il contagio elettronico si sposa con un cantautorato ricercato quanto basta per non cadere nel mare delle banalità della musica odierna, intraprendendo una strada di gusto che porta con sé un forte lavoro di pre e post produzione. Il disco di Una, all’anagrafe Marzia Stano, è un lavoro certosino e di cesello, nulla è affidato al caso e l’atmosfera di ribellione presente nell’album è solo una fugace sfaccettatura di un mondo creato da questa piccola, grande cantautrice in evoluzione. 


Il Bric – Nuovo ordine mondiale (Piccola Bottega Popolare)

Bellissima idea, bellissimo disco.

Si parte dal presupposto che nazioni come Brasile, Russia, India e Cina compongono più del 40 % della popolazione mondiale e di conseguenza hanno diritto di entrare a loro modo in un contesto globale più ampio tralasciando ciò che era l’economia fin ora tra galleggiante saliscendi europeo e americanismo=capitalismo imperante.

Provate solo a pensare perchè si è costruita l’Europa e perchè si vuole sempre più rafforzarla.

I nostri mattoncini hanno una visone della terra molto più ampia e la loro idea sta in un incrocio di culture che deve inevitabilmente avvenire senza pensare che dimenticando certe problematiche la situazione venga risolta.

Sotto l’aspetto musicale questo Nuovo Ordine Mondiale stupisce.

Non è un disco di Taranta e nemmeno di etno-sound o quelle cose li che semplicemente trovo inutili se non in un contesto territoriale ben definito.

Quella che hanno inventato i nostri è un nuovo tipo di musica che abbraccia il pop elettronico di Max Gazzè e i pianoforti di Francesco Magnelli, un grido da far ascoltare a generazioni di persone che cercano di uscire dalla conformità con stile ed efficacia.

I synth sono imperanti, ma non sono invasivi, mantengono una loro struttura dimenticando l’abuso smodato degli anni ’80 per dare più spazio ad un cantautorato espressivo e concentrato a contenuti e a forma-canzone congegnata.

Le dieci tracce si divincolano in velocità lasciando lo stereo di casa in loop continuo.

Veramente una bella e briosa novità, sia sotto l’aspetto concettuale che sotto l’aspetto sonoro, un gruppo che mi auguro possa esportare la propria musica fuori dal contesto Italia, costruendo un’unità più viva e colorata, più leale e sincera; dimenticando il futile della vita e convergendo all’essenziale.