Didie Caria – Primo Tempo (MeatBeat Records)

La voce importante, la voce come veicolo di emozioni, la voce che racconta un mondo fantastico e onirico, un mondo dove illusione e realtà si intersecano per creare e generare una fantasia immortale capace di suscitare nell’ascoltatore un universo nuovo dove gli strumenti musicali sono accantonati per immergersi totalmente in un quadro dipinto soltanto da parti vocali e dove i minimali tappeti sonori fanno da sfondo alla storia narrata, al vissuto e all’ispirazione, opere immortali che non passano inosservate: Il piccolo principe, Le città invisibili, Il deserto dei Tartari, L’antigone, Alla ricerca del tempo perduto, il Macbeth in un lungo crescendo di citazioni che abbracciano il teatro, il recitato, quello stare su di un palco e percepire l’odore delle tavole di legno e della polvere che si alza ad ogni nostro passo come in un’istante, come fosse musica quello che vediamo e che percepiamo, la decadenza dei colori e il trionfo della natura, gradazioni colpevoli di un nome da far rimanere nella storia, un’esigenza, questa, di far estrapolare il meglio dal nulla che avanza, in un’alternanza di R&B che colpisce per innovazione, sperimentando qualcosa di raramente ascoltato, maturo e pronto all’apoteosi finale, dove il cielo si fa più oscuro, i fulmini illuminano la notte e in un crescendo sensoriale vediamo la nostra barca, in un quadro di Magritte, lì persa nel mare burrascoso in cerca di un faro, in cerca di una nuova luce che insegni la via.