Preti Pedofili – L’age d’or (Toten Schwan)

Follia totale, energia gridata, maciullata al suolo, odore di decomposizione incarnata in laceranti superstizioni.

Giovani emblemi sonori che si rappresentano perspicaci e sul spunto di capire una nuova via, una nuova deflagrante compromissione verso un mondo ancora che non li vuole.

I “Preti Pedofili” noi di IndiePerCui li conosciamo, li ascoltiamo e non possiamo che rimanere stupiti ogni volta che il loro supporto fisico giunge nella cassetta della posta e inalterato come sempre l’ascolto si lascia comprimere come un pugno dentro allo stomaco, come un passato che nasconde le più crude realtà di chi cerca di dimenticare, ma non dimentica.

10 tracce niente di più niente di meno, Emidio Clementi impazzito si dipinge di rosso e gira per un paese fantasma dove alle porte socchiuse si aggiungono giorni in cui la luce sembra essere solo un pensiero lontano di una menta paranoica e ossessivamente adatta a vivere con un misero sacco di monete giuste giuste per acquistare il pane e qualche amenità a cui non si può rinunciare.

Le amenità sono importanti invece, ciò che è diventato inutile in Italia è alla base della nostra cultura e i 3 foggiani lo conoscono benissimo: sanno a cosa si può rinunciare e a cosa no.

I “Preti Pedofili” sono arrivati, aprite le porte al loro suono e ai loro testi, ma non fermatevi all’apparenza, sarebbe un grosso errore, potrete pentirvene un giorno.

Nastenka aspetta un altro – Preti pedofili ep (Autoproduzione)

nastenka-aspetta-un-altro-musica-streaming-split-epE’ il risultato di accorgimenti e prese di posizione così lontane dal mondo del mainstream e così gratificanti che altro di meglio non ci si poteva aspettare dalla collaborazione in questo minì split – ep di “Nastenka aspetta un altro” e dei già conosciuti precursori “Preti Pedofili”.

I colori si uniscono indivisibilmente cercando una tonalità comune che nella diversità e contrapposta scelta stilistica ricava una commistione unica e rara nel panorama underground italiano.

“I Nastenka aspetta un altro” aprono coverizzando la traccia “Impero” dei secondi preannunciando note acide e prolungamenti post rock per lasciare lo spazio a “Patto con la bimba bianca” in cui Clementi e Offlaga prendono un te sulla riva di un mare in tempesta chiacchierando con Gatto Ciliegia.

I secondi “Preti Pedofili” in traccia 3 prendono in prestito “C’est femme l’autre mon de dieu” pezzo dei Nastenka che suona molto più cupo e agghindato dalla voce cavernosa del sempre presente Strippoli, derive molto metalcore in “Cancro” animale dal cuore reciso e abbandonato.

Si sconfina in questo split, si parte con stile per raggiungere profondità cavernose e rumorose che fanno da ambient per un horror movie si serie A, la Puglia si rivela con questo cd lasciando presagire che tanto di buono si può incanalare con la volontà e la capacità; unire il bianco al nero, il vecchio e il nuovo per una più facile comprensione della vita circostante.

 

Preti Pedofili – Faust (Autoproduzione)

Segui il detto antico di mio zio serpente; verrà certo un giorno in cui la tua somiglianza con Dio ti farà paura.

Questo è un disco oscuro.

Si entra in un mondo di certo non semplice. I preti pedofili, azzardando già nel nome, nel loro secondo EP Faust si rifanno liberamente al romanzo di Goethe.

Qui però c’è qualcosa in più, i tre foggiani si dedicano a denunciare una realtà molto ostile e spesso mascherata dalle finte preghiere.

Caronte traghetta anime in un universo cupo, suoni lisergici, claustrofobici, granitici, muri di chitarre pronte a distruggere l’apatia.

Morc e Manson che dialogano in queste quattro canzoni senza dimenticare le due strumentali di testa e di coda.

Un tunnel che parte dall’ “Impero” della forza dell’essere onnipotente fino al cambiamento in “La sera del 15 ottobre” passando per essere “Feccia” e accorgendosi di avere un corpo dilaniato dal tempo in “Streben” .

Spegniamo lo stereo e la voglia di reagire a tanta indifferenza persuade l’ascoltatore, che tornato da un mondo lontano riceve speranza per un diverso futuro; quasi un disco di denuncia, di protesta sessanttottina proiettata nel 2012.