Sono le sperimentazioni sonore a tener vivo un substrato culturale che parte dai bassifondi musicali e underground per cercare, nelle complessità di una labirintica mente, un punto di contatto che si fa abisso nella troppa frugalità moderna. E’ il coraggio dunque che vince oltre ogni cosa, la completa libertà di impreziosire le proprie idee con accenti diversi, veri e sentiti. Naresh Ran, da sempre, percorre questa strada e in questo disco la meditazione intorno sembra essere parte integrante di una prospettiva da ampliare. Solo synth e voce, un’interiorità raggiunta e un passo sospeso verso l’ignoto capace di progredire in immagini che si fanno elementi della nostra parte più oscura. Praesens sembra un affresco di vita, di un determinato momento di vita. Cinque movimenti che si fanno viaggio autorale. Da Riportare al cuore fino a Lasciami andare. Un macroscopico errare nelle cose di ogni giorno.