Please Diana – Pollyanna (Jap Records)

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Impressionanti visioni in risalire che rievocano paesaggi urbani in grado di trasformare l’etere in sostanza da annusare, percepire, toccare, fare propria. Il terzo disco dei Please Diana incorpora strutture rock alla Foo Fighters per imbrigliare momenti di circostanza in grado di emozionare e accendere attimi, accendere momenti che diventano cavalcate sonore, diventano amore nei confronti di ciò che riesce ad emozionare oggi più che mai. Sono visioni, istantanee, sono racconti in primis che ci fanno scoprire l’importanza dei rapporti, ciò che si lascia, ciò che si trova. Dalla strumentale e intensa Aria fino a Io starò bene i nostri intessono trame di velluto che deflagrano, diventano mina vagante ascolto su ascolto.


Please Diana – Esodo (Phonarchia Dischi)

C’è l’elemento naturale nel nuovo disco dei Please Diana, il correre avvolti dal vento nel prato lontano da casa, quel prato che ricorda in qualche modo l’infanzia, gli anni andati e forse sepolti, quel prato che è calore nel nostro vivere e carezza prima di addormentarsi, tra la notte e il giorno, il brusco risveglio e l’inizio della strada da fare, attraverso i labirinti della nostra mente, delle parole che sono gesti, che diventano elementi in grado di dipingere porzioni della nostra anima attraverso l’uso di disegni mentali ricreati per l’occasione nell’intento di convincere e di farsi largo utilizzando una poetica asciutta, introspettiva sì, ma non troppo tra i Marlene Kuntz e qualcosa che sa di Brit pop degli anni ’90, una fuga ideale per consegnare all’ascoltatore una prova dal forte fascino che si muove e si destreggia con efficaci trovate, dal Percorso iniziale fino a Felina per inglobare riuscitissimi pezzi come Pandora, Settembre o Eroi per far quadrare il cerchio ricreando, anche solo per un momento, l’effetto della brezza mattutina nel pieno dell’Autunno, con la consapevolezza che le soddisfazioni in vista, saranno ancora tante.