Balto – Forse è giusto così (Pioggia rossa dischi)

Poppetino indipendente con voce strascicata ammiccante ad intessere trame sospese ad incendiare i palchi con canzoni che parlano dei giorni moderni senza chiedersi troppo, accarezzando la contemporaneità grazie a momenti cesellati a tavolino e grazie anche ad un suono ben incastrato a definire architetture varie e cangianti. Il primo disco dei Balto assapora il vento della realtà. Lo fa con un sound immediato, mai piatto, contrapposto ad una sorta di eleganza mai conclamata che non semina troppa innovazione, ma quello che fa, lo fa bene. Un album per gli anni dell’università. Un insieme di canzoni che incontrano l’amore e il tempo, il nostro vivere e la fiducia nel futuro che avanza. Da Quella tua voglia di restare fino a Niente di noi, passando per Mac Baren, Le giornate da morire con i Cara Calma, Il solito posto per un concentrato di emozioni che arriva facilmente e a tratti, non ti lascia andare via.


L’ultimodeimieicani – Ti voglio urlare (Pioggia Rossa Dischi)

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Rock affilato e intriso di veridicità intromesso all’interno di una realtà svuotata e ricolmata di significati, piena di costruzioni mentali e desideri sempre necessari di colpire, di affondare, di rendere unico qualcosa che non lo è. Ti voglio urlare è un monito, un desiderio inespresso, un bisogno di gridare e di dire tutto ciò che non si è mai potuto. La band L’ultimodeimieicani, dopo un periodo di isolamento, elabora un album concettuale che affonda le proprie radici in una realtà che non ci vuole. Lo fa tenendo presente la musica di band come Ministri, di band come i Tre allegri ragazzi morti e rielaborando il tutto con uno stile in parte personale e riuscito. Da Pensione a vent’anni fino alla title track i nostri incorporano aspirazioni e vissuti in una manciata di canzoni che nell’omogeneità del momento non tradiscono, riuscendo a centrare un bersaglio comunicativo davvero importante.


Brilla – La tuta di Goldrake (Pioggia rossa dischi/Dischi Soviet Studio/Metatron)

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Cantautorato elettronico che ammicca abbondantemente al pop moderno attraverso una forma canzone immediata e fruibile ai più in contesti elettronici che diventano preponderanti quando si parla di aprire il suono verso confini inesplorati. Il disco di Brilla, all’anagrafe Andrea Brilla, è un insieme omogeneo di canzoni che parla inevitabilmente di questo nostro mondo, di questa vita che assaporiamo quotidianamente, tra rimandi a qualcosa che non c’è più e una ricerca sempre costante e in bilico nei confronti di qualcosa a cui non sappiamo dare un nome, ma che sentiamo nostra fino in fondo. La tuta di Goldrake racconta un passaggio essenziale all’età adulta, riadattando la canzone d’autore italiana in chiave moderna, riadattando uno stile all’interno di quella centrifuga che chiamiamo vita e che ci consente di essere reali. Non siamo vergini, Jasmine, Gennaio, La tuta di Goldrake sono solo alcune delle canzoni che compongono un album riuscito e pronto a regalare nuove sfumature ascolto su ascolto.


Banana Joe – Supervintage (Pioggia Rossa Dischi)

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Suoni incontrollati superstiti di un abbandono ad incasellare attimi di vita a profusione atomica dove la potenza deflagrante di chitarre in sospensione si sposa alla grande con testi affilati quanto basta per dare senso maggiore e probabilmente valore aggiunto alla produzione. Il disco dei Banana Joe arriva come pugno allo stomaco, senza fare male, è un pugno di conflitti interiori che si sposano ad arte con la quotidianità, tra un rock anni’90 è una radice punk che non smette di urlare e gridare la propria appartenenza attraverso sensazioni non sempre delineate, ma sicuramente convincenti. I brani si sciolgono come aspirina nell’acqua e sono un toccasana di questi tempi. Da Tara a Omertse passando per Polvere, Queen dei cofani i nostri fanno dell’ironia e del menefreghismo una parte centrale e riuscita di questo Supervintage dal sapore maledettamente attuale e carico di narrazioni che non si chiedono troppo, ma che piuttosto centrano sempre un obiettivo.