Luoghi Comuni – Blu (Phonarchia)

Suoni anni ’70 che riproducono con stile originale una perfezione quasi lisergica che contribuisce a creare in noi una sostanza dal forte impatto emozionale e interagiscono con una modernità di fondo che esplode in testi onirici, spiazzanti e nel contempo pronti a rispolverare un tempo andato, tra l’utilizzo sapiente di un cantautorato old style e l’intreccio degno di nota di una musica che attinge la propria sostanza vitale da un’epoca che non c’è più. Bello l’approccio corale, bella l’energia di fondo che trasforma con potenza mai gridata un cielo da blu in grigio e poi in nero in un cambiamento tangibile e reale, tra testi introspettivi e paura di vivere, tra eroi solitari che combattono contro i mulini a vento del nostro intelletto, attingendo la propria forza dalle esperienze; notevole l’apertura di Vinavyl e di Blu per poi proseguire con le riuscite Tra noi due o la finale Aurora, per un album altamente contagioso, che rispolvera, proiettandolo ai giorni nostri, un genere che non esiste più o che perlomeno esiste ancora nei nostri sogni.

Zocaffè – Esaurimento (Phonarchia)

Il suono della coscienza che non comunica, ma tenta attraverso spiegazioni di vita quotidiane di riconciliare quel tutt’uno con racconti considerevoli che lasciano il tempo alle spalle per parlare di attimi di vita vissuta, di esaurimenti spontanei, conglobati al suolo per ristabilire un ponte con il passato, un cantautorato che si esprime, a tratti sbilenco, per dare vivacità ad un sostanziale bisogno di comprendere le piccole impalcature della vita, i piccoli e necessari meccanismi che permettono o che almeno tentano di entrare dentro ai sentimenti vissuti in noi, dentro proprio a quegli attimi che grazie al duo toscano prendono forma e stabiliscono con l’ascoltatore un bisogno quasi essenziale di percepire le nostre debolezze.

Un ritorno al passato dove il folk abbraccia la canzone d’autore, dal non sense di Rino Gaetano, passando per Lucio Battisti e per tutta la tradizione della musica leggera italiana, un conglomerato centellinato di piccole perle ad identificarsi con il mondo che abbiamo vissuto, come una fotografia nostalgica che ricopre la stesura di testi ironici, ma non troppo, dove il fondo di coscienza ristabilisce un certo equilibrio e una certa dose di coraggio nel progredire, nell’andare avanti e soprattutto nello stupirsi grazie ad un suono fresco e convincente.

Antonio Giagoni e Gianmichele Gorga riescono nell’intento di creare aspirazioni sonore in grado di colpire in profondità, grazie ad una formula rodata e una capacità alquanto preponderante di far sorridere intelligentemente.