Fujima – Fujima (Hopetone Records)

Ep denso di interventi musicali, capace di scavare nelle viscere e dimenarsi tra chitarre in arpeggi e rifacimenti collettivi che attanagliano, attraverso un ritmo ben serrato e concettuale la musica di fine anni ’80, inizio, ’90 quel rock contaminato e underground senza pregiudizi e in grado di convincere attraverso forme di sperimentazioni oltre i confini del pop più nudo e crudo, assicurando bellezza variopinta, ma nel contempo legata ad un filo rosso che rende omogenee le tracce proposte in un sostanziale abbandono della forma per valorizzare sostanza e costruzioni sonore impacchettate a dovere, dalla prima Spaceship Girl passando con voracità nella riuscita Goodtimes fino al finale di Outside the cold storage per una manciata di brani di senso compiuto che operano oltre gli orizzonti sonori, tra dinamiche convincenti, indie rock non clamoroso, ma vissuto e tanta, tanta capacità di amalgamare la costanza con le esplosioni sonore che in questo album si alternano come mare cullato da tempesta costante.

Black Tail – Springtime (MiaCamerettaRecords/VDSS Records)

Un disco delicato lo vedi subito, fin dall’inizio, lo respiri, forse non ti serve nemmeno inserire il disco nel lettore, la copertina, il cosiddetto packaging si presenta in tutta la sua bellezza e naturalezza, un fiore rosso su sfondo bianco, qualcosa di semplice, che solo girando la nostra confezione, quel fiore che abbiamo tra le mani si trasforma in qualcosa che brucia, si trasforma in sangue, una doppia faccia, un doppio senso dato alle cose, una cristallizzazione che si schiude a primavera e con il vento caldo dell’arrivo inghiotte tutto ciò che abbiamo di più caro, tutto ciò che ci fa paura, tutto ciò che ci appartiene.

Un progetto di Cristiano Pizzuti che sa di terre lontane, conosce il rumore di qualsivoglia forma di vita e incanalando speranze  e ambizioni disegna in modo maniacalmente perfetto e in stato di grazia una sorta di sentimento e di paura verso un domani, delineando con la forma canzone attimi di presa di coscienza e spontaneità in bilico tra i Wilco e i Pavement, passando per tutto il soft rock internazionale degli anni ’90 con spruzzatine di Low e atmosfera alla Portishead.

Un album meraviglia, composto da nove canzoni pronte a stupire e fatte di quell’amore incondizionato versò ciò che non c’è più, un album fatto con il cuore, ricco di perle da riscoprire giorno dopo giorno.