Quattro tracce da contorcersi e volerne ancora, boccate di ossigeno prezioso per acqua ad annegare le speranze in suoni cupi, oscuri, taglienti che si rincorrono concedendo spazi fuori moda e inseguendo aspirazioni ed esigenze di comunicazione che vanno oltre ogni singola speranza o spirito di sopravvivenza.
Selva è disordine metal impresso nel post rock più estremo alla ricerca di una via nelle profonde viscere da seguire perpetuando una serie di congiunzioni che si stagliano nell’integrità precostituita per una band che non ama le mezze misure, rievocando fantasmi degli abissi, rumori in pressofusione per canzoni che si dipanano da Soire a Nostàlgia passando per Indaco e Alma, proprio quest’ultima suonata con Nicola Manzan agli archi, per un suono esplosivo che nella dimensione live riesce a rendere maggiormente il significato di una rabbia pronta a secernere ambizione fuori controllo.
Corrosivi quanto basta i Selva sono pronti a scardinare qualsivoglia forma di concetto pop per farvi entrare, di prepotenza, nel loro mondo fatto di tanta sostanza.