Dicotomie che esplodono in sentimenti avversi e lontani quasi fossero chimera che infrange la notte, proiettata però sulla terra a ricucire gli animi e a ricucire gli ultimi, parlando di bisogni essenziali e verità da scoprire in un sodalizio con l’alternative che abbraccia a dismisura l’elettro rock più celato e oscuro, se non fosse per i testi che entrano come un pugno nello stomaco a risanare vecchie ferite in una costante ricerca di una nuova realtà, capace di essere veritiera il più possibile in un mondo che non ci vuole.
I giovani Nèra al secondo EP ci regalano cinque canzoni di pura matrice aggressiva e conturbante, con riferimenti ai Subsonica, soprattutto per timbro vocale, in modo da creare con l’ascoltatore la capacità di immedesimarsi grazie a tematiche sempre attuali e un senso profondo e oggettivo nel vedere il mondo in modo razionale, un mondo colto nel momento, un mondo in cui l’inutilità delle cose materiali è sempre più divisione piuttosto che condivisione, un mondo trascinato dal caos e dalla disillusione.
I nostri convincono sin dalle prime battute con Quel che sei, passando per il singolo La plastica fino al finale lasciato, non a caso a La cosa migliore, cinque pezzi che sono la pura matrice essenziale di un rock che non chiede, ma piuttosto che sa donare nella sua immediatezza.