Moustache Prawn – Erebus (Piccola Bottega Popolare/MarteLabel)

Questa è musica che viene dal mare.

Fuori da ogni etichetta di genere in un cantato beatlesiano targato 2.0, tra un susseguirsi di cambi di tempo, maestose variazioni e incontri sonori che ammiccano in modo evidente, ma anche personale, ai mostri sacri della musica rock targata ’70.

Beck sarebbe felice di questo lavoro e ancora di più lo siamo noi, perché questo album, è maestria calcolata e nessuna nota è lasciata al caso o al tempo che verrà, ma ingloba e ci rende partecipi di quel tutto, un tutto capace di scuotere e oltretutto convincere.

I Moustache Prawn convincono a dismisura grazie a questo Erebus che sembra la colonna sonora di un racconto fantasy fuori dal coro, non allineato, poco propenso all’orecchiabilità, ma che nella sua varia natura ci regala emozioni che non sono da pagare con quattro miseri soldi, ma ad ogni ascolto ci fanno comprendere in modo evidente l’originalità della proposta e la fatica di promuovere musica di così alto livello, strutturata e incorniciata a puntino.

Su tutti pezzi come Something is growing, la sbilenca Solar e la floydiana Eating plants suonano come una cena tra orpelli da disintegrare e buon gusto da dispensare ancora.

Loro sono pugliesi, di Fasano, sono però animali che provengono dal mare, sono usciti dall’acqua qualche anno fa e con il tempo hanno potuto condividere palchi di tutto rispetto con artisti del calibro di  Hugo Race, Zen Circus, Bud Spencer Blues Explosion…tuffati nell’inesorabilità dell’esistenza i nostri però si vogliono ancora cercare il giusto spazio tra la folla che li circonda, in attesa di ritornare nelle profondità marine, nel felice vivere dentro ad una conchiglia.