Piqued jacks – Synchronizer (INRI/Metatron)

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Volare lungo sentieri immaginari dove l’emblema di una vocalità nascosta si trasforma attraverso percussioni incisive che attraversano parti di piano in divenire, parti di piano incorporate lungo il mare di ogni giorno. I Piqued Jacks confezionano un disco dal forte sapore internazionale che sembra quasi un incrociatore sonoro tra Incubus, Counting Crows, Arcade Fire, Joycut in una sorta di bolla d’aria corposa ed ambiziosa dove il tutto vale più della somma delle parti e dove l’evoluzione sonora diventa eco primordiale per riscoprire sempre nuovi territori. Synchronizer suona veloce, un fiume in piena, un’energia viscerale capace di cogliere la parte più emozionale di un rock di davvero facile appeal, ma nel contempo eccellentemente suonato e misterioso nella sua interezza. Polvere e abbandono, luci in dissoluzione, aspettative e grande potenza sonora ad intrecciare le capienze uniche di pezzi come l’apertura affidata a Golden mine per proseguire con l’incanto di canzoni come Mysterious equations, Elephant, Call my name, Fire brigade e la finale Lonely hearts, Cozy hut. I Piqued jacks, con questo terzo disco, danno prova di forte capacità nel creare sovrastrutture da leggere su diversi piani in un vortice contagioso dove la bellezza è a porta di mano e dove canzoni di un certo spessore sembrano parlare con voce amica del domani che verrà.


Brilla – La tuta di Goldrake (Pioggia rossa dischi/Dischi Soviet Studio/Metatron)

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Cantautorato elettronico che ammicca abbondantemente al pop moderno attraverso una forma canzone immediata e fruibile ai più in contesti elettronici che diventano preponderanti quando si parla di aprire il suono verso confini inesplorati. Il disco di Brilla, all’anagrafe Andrea Brilla, è un insieme omogeneo di canzoni che parla inevitabilmente di questo nostro mondo, di questa vita che assaporiamo quotidianamente, tra rimandi a qualcosa che non c’è più e una ricerca sempre costante e in bilico nei confronti di qualcosa a cui non sappiamo dare un nome, ma che sentiamo nostra fino in fondo. La tuta di Goldrake racconta un passaggio essenziale all’età adulta, riadattando la canzone d’autore italiana in chiave moderna, riadattando uno stile all’interno di quella centrifuga che chiamiamo vita e che ci consente di essere reali. Non siamo vergini, Jasmine, Gennaio, La tuta di Goldrake sono solo alcune delle canzoni che compongono un album riuscito e pronto a regalare nuove sfumature ascolto su ascolto.


Ex-Otago – Marassi (INRI/Garrincha Dischi/Metatron)

Raccontare di una città in evoluzione, partire da un presupposto e cogliere i racconti della strada, le sensazioni di un mondo in mutamento percependo colori e contrasti, meritevoli di un approccio musicale che fa dell’elettronica cantautorale un punto d’inizio per cogliere i significati che la terra riesce a dare, tra le costruzioni di cemento e il bisogno soffocante di creare spazi, proprio attorno a quello stadio, proprio attorno a quel cuore illuminato a giorno che racchiude le aspirazioni di giovani musicisti con un background considerevole, quel lontano 2002 che ha formato un gruppo tra i più rappresentativi in Italia per scelte stilistiche e capacità di narrare salti e cadute si affaccia al mondo conosciuto con un nuovo disco in grado di dipingere quadri urbani di una Genova post moderna, tra i Cinghiali incazzati, il bisogno di Mare e I giovani d’oggi, gli scooter sulle strade asfaltate e quel senso di comunione con un paesaggio impresso nella propria anima e che fa da sfondo a racconti che si evolvono, parlano di noi, parlano del controverso vivere lontano dalle luci di scena, un mondo reale che grazie agli Ex-Otago merita strati e spessore, sia a livello narrativo sia a livello musicale per un disco maturo e pieno di coraggio, per un disco che parla di una città e nel contempo del bisogno di andare via.