Turi Mangano Orchestra – Naturale Ep (Autoproduzione)

Rarefazione in continua attrazione crepuscolare con il gioco d’ombre che si crea quando cala il sipario sulla scena dimessa e compiuta su quel poco di umanità che ci resta, in grado di mantenere un’atmosfera velate di introspezione e capacità degne di un songwriting maturo, analizzato e inglobato in territori sempre più portatori di nuove speranze per la musica d’autore.

Si gioca con le parole, si gioca occupando il tempo, osservando le nuvole in cielo, il grande zoo della vita che prende le sembianze di animali estinti a loro volta in via di estinzione, i Turi Mangano Orchestra sono poesia viscerale che cammina, è il racconto di un momento lasciato convivere con il vento del cambiamento, che parla di noi in L’assenza, nei sogni di chi ormai non c’è più e poi l’omaggio a Lou Reed, un cut-up di venticinque canzoni in un effetto terra-luna da rimanere incantati.

Si passa poi al cambiamento di Il Geco e ancora al movimento di Carovane, il tema della strada e della natura che qui si affaccia con tutta la propria preponderanza, sottolineandolo ancora in Pesci e lasciando il finale alla malinconia di Irene, l’adolescenza che vola via a ricreare quel cerchio di nuvole che si scorge nella title track iniziale.

Un disco ricco di capacità espressiva, corollata dal bisogno di innalzare ad arte un concetto, una frase, uno stupore, proprio quello che leggiamo negli occhi di chi guarda, ancora una volta, una giornata di sole; come bambini in riva al mare in attesa della prossima onda.

ZoaS – Mexina (Autoproduzione)

Incursioni sonore elettriche che distruggono qualsivoglia appoggio per fecondare una terra che non dona, per dare un senso ad un mondo che pian piano sta scomparendo sotto i nostri piedi incrociando capacità stilistiche ad aggressività temperata che non sfigura, ma che si concede spazi di isolamento ed implosione per esplodere quando meno te lo aspetti.

Mexina è un disco di denuncia, dichiarato che ci comunica un disagio e l’inesorabile lentezza di un tempo che non trascorre, ma che subisce il contatto con l’elettronica di massa e il disinteressamento totale verso tutto ciò che potrebbe essere cultura appagante, figlia del passato che deve tornare ancora ad essere nostro.

Musicalmente ci troviamo davanti ad un gran bel progetto di indie rock sul pesante contaminato da sintetizzatori industrial che legano in modo affilato Interpol, Editors, il tema conduttore del disco e le capacità dei cinque di creare sovrastrutture sonore che non sfigurano, ma anzi danno maggior qualità al concetto da esprimere.

11 pezzi con un Intro e un Outro a chiudere il cerchio, trovando in mezzo Sicilia Mon Amour, Mexina, Webstar e Qualunquismo Bipolare a rimarcare con vigore un concetto che prende le distanze dai cliché abituali per rinascere e infondere materiale resistente su cui fondere le proprie aspirazioni.

Secondo album riuscito, maturo e in qualche modo elegante, l’eleganza che abbatterà il sistema in una polvere rumorosa che lascerà il segno.

ENTOURAGE – Vivendo Colore (La dura madre)

Trio di Messina che stupisce per scelta di sonorità ammalianti e in un incedere vorticoso si fanno portavoce di costrutti emozionali che danno il senso al colore, illuminano l’oscurità di carichi sospesi che convincono ancora una volta, carichi di quel bagliore di gioventù sommergono e allineano, acusticando note e viaggi cosmici.

I Verdena del sud, i Verdena di Solo un grande sasso, acustici nell’introspettivo inizio affidato a Tappeto Volante e via via inglobati in sonorità che si destreggiano in modo egregio tra attimi di cavalcate rock intervallate da rinascite melodiche, malinconie oltremare  e pillole di saggezza da conglobare nel nostro modo di vivere.

Una scrittura matura risaltata in primo piano, canonizzando l’estetica e sforzandosi di essere al meglio portavoce di quegli attimi che non sono più i nostri, ma che si fanno confronto e raffronto per l’alta marea che sta avanzando, per la forza improvvisa e dirompente di un ciclone che prende e non lascia scampo.

Portatori di un rock alternativo mai banale i nostri: Luciano Panama, Francesco Piccione e Paola Longo, sorprendono per freschezza e attitudine, si concentrano sull’essenzialità dei fraseggi e ci donano un rock ricercato e gridato non sempre, alle prese con le inquietudini e il malessere di una società che non è nostra.

11 tracce per un viaggio spaziale, 11 tracce a riscoprire attimi di luce, il colore che prende il sopravvento abbandonando l’oscurità per l’ultima volta.