May Gray – Ritorno al sereno (Manitalab/Private Stanze)

Copertina di May Gray Ritorno al sereno

Maturità artistiche nei già conosciuti May Gray grazie ad un disco profondo nella superficie del pop sognante e in grado di attraversare il nostro stato umorale trasformando una grigia giornata in qualcosa di ammirevolmente accecante. Le canzoni di facile appeal a cui ci avevano abituati continuano in una solidità della proposta davvero interessante. Una proposta vista con gli occhi di chi tenta giorno dopo giorno di dare fantasia ad un mercato saturo di inventive, ma come in questo caso in grado di confezionare una musica che non ambisce a delimitare confini, ma piuttosto evapora sognante nei flutti dell’immediatezza da assaporare nell’attimo che trascorre giorno dopo giorno. Canzoni come Camilla, Testa in tasca, Tra di noi, Via Pennisi non passano di certo inosservate scardinando un rock alla Foo Fighters che incontra i nostrani Ministri e i FASK in suoni che si prolungano a dismisura in cavalcate elettriche davvero energiche e invitanti al pogo sfrenato. Ritorno al sereno è il bisogno di guardare verso una direzione, scegliere una continuità captando odori e profumi di un attimo da custodire e quando meno te lo aspetti con quello stesso attimo avere la possibilità di cogliere ogni percettibile sfumature dello scibile umano.

May Gray – Londra (IRMA Records)

Rock sognante che si staglia oltre la  barriera del suolo e si concede spazi di comprensione e abbandono cercando una propria via da capire, comprendere e imparare, ricevendo l’eredità degli anni ’90 del post grunge e dell’alternative di gruppi come Foo Fighters su tutti per creare un mood originale, abbandonando l’inglese come lingua, miraggio sonoro per numerosi gruppi e approdando all’italiano con uno stile ammiccante, ma personale, proprio di quei gruppi che si ritrovano a trent’anni alla ricerca di una propria via da seguire.

Le valigie sono pronte e con loro anche la voglia di andare, di partire,  di assicurarsi un posto migliore, venerando un modo diverso di comprendere e di comprendersi, la valigia carica di aspirazioni, per un domani migliore, il cammino, il tempo che ci separa da una meta, cantano in 1000 miglia, una rivincita ci vuole sempre, contro il mondo, contro la nostra oppressione e poi via via la vita di strada Mendicante, l’essere straniero in terra straniera e capire che a Londra forse non tutto è oro, non tutto è ciò che appare, ma la ricerca costante di un posto migliore deve partire da dentro di Noi.

Un disco per il viaggio, che tutti prima di partire dovremmo fare nostro, una dirompente salita verso una terra lontana, che vorrebbe essere nostra anche senza sudare, senza sapere che in fondo il desiderio di appartenere a qualcosa è insito in noi, sotto lo stesso cielo, calpestando la stessa terra.